Timeout

TIMEOUT | Carmelo Anthony: una storia impossibile da ignorare

Lo strano declino di una stella destinata probabilmente a non vincere mai il tanto agognato anello.

Alberto Pacini
11.03.2021 10:53

New York, 25 febbraio 2017.

Nel celebre palazzetto della Grande Mela, i New York Knicks si apprestano ad affrontare i Philadelphia 76ers, in quella che premette essere una partita senza niente da dire, tra due delle peggiori squadre di quella stagione. I padroni di casa stanno solamente aspettando la fine del calvario chiamato Carmelo Anthony, per ripartire nel nome del lettone Porzingis, mentre i Sixers si preparano ad un futuro brillante e al ritorno di Ben Simmons.

Il match è segnato da una quantità elevatissima di errori difensivi, che spianano la strada ad un risultato eccezionalmente alto per le due compagini. In mezzo a questo scenario tutt'altro che appetitoso, è proprio Melo che per una sera si ricorda che giocatore è, mettendo a referto una prestazione molto corposa. Arrivati alla fine però, l'occasione per vincerla la hanno gli ospiti, con Okafor che realizza un tiro non facile dal post per andare a condurre con 9 secondi rimasti. Hornacek è costretto a chiamare TIMEOUT!

Bravo Jahlil e brava Phila, ma è ancora presto per festeggiare. Probabilmente contro qualsiasi altra squadra con il record dei Knicks, la partita era da considerarsi vinta, ma non questa. Loro hanno un fattore che non si può ignorare. New York ha nel roster una macchina fatta esattamente per i momenti cosiddetti 'clutch', che risponde al nome di Carmelo Anthony. No, Melo non si può proprio ignorare. Qualsiasi sia la partita, qualsiasi sia la situazione, lui è un elemento da tenere sempre bene sott'occhio. Non serve lui a dirlo, è la sua storia, da giocatore e non, a parlare per lui.

Tutto inizia, e non è un caso, proprio a New York, più precisamente a Brooklyn, dove Melo nasce e inizia a muovere i suoi primi passi. Quando era ancora un bambino, suo fratello Justice era già grande e si divertiva a passare i pomeriggi nel campetto davanti casa giocando con gli altri ragazzi, suscitando l'invidia del piccolo Carmelo.

Il caso volle che la finestra della sua cameretta fosse l'unica di tutta la casa ad affacciarsi proprio sul playground, e qualsiasi fosse l'ora nell'arco di una giornata, si poteva vedere la testolina del bambino intento a scrutare ogni singolo movimento su quel rettangolo di cemento.

"Non arrivavo neanche alla finestra, dovevo mettere una sedia davanti per poter guardare fuori. In più dovevo stare attento quando arrivava mia madre, dovevo correre a letto e far finta di dormire."

Quel bambino doveva avere già le idee chiare sul suo futuro, in quanto, come racconterà mamma Mary, dormiva ogni notte col pallone da basket nel letto, senza mai lasciarlo. Proprio quel pallone infatti diventerà il suo miglior amico quando potrà iniziare ad usarlo anche lui su un campo. Ben presto quello che era "il fratellino di Justice", fece vedere delle doti a dir poco strabilianti per un ragazzino della sua età, facendo ricredere tutti coloro che non volevano farlo giocare perché troppo piccolo.

Fuori dal campo però, Melo era un ragazzino come tutti gli altri, che doveva fronteggiare ogni giorno la durissima vita dei quartieri malfamati di NY. Oltre a questo, come se non bastasse, lui poteva essere seguito solo dagli occhi della madre, visto che il padre se lo era portato via il cancro, quando il piccolo aveva solamente due anni.

"Per tutti lì era sempre la stessa storia: droghe, omicidi, prostitute. Dovetti presto imparare i posti da evitare, gli angoli da non voltare. Uscire da scuola e vedere un corpo a terra era diventata la normalità"

Anthony però è uno dei pochissimi fortunati che riescono ad uscire dal ghetto e trovare una propria strada iniziando a giocare nella squadra della sua high school. Lì, esattamente come al college, si dimostra un giocatore dominante nella metà campo offensiva, e guida le sue squadre alla vittoria. Sia il campionato delle scuole che il titolo NCAA saranno suoi, rendendolo il giocatore più vincente a rendersi eleggibile al Draft.

Nel 2003 i Denver Nuggets alla terza chiamata non ci pensano su due volte e scelgono quello che sarà il loro nuovo uomo copertina. Le prime stagioni in Colorado sono caratterizzate da grandissime prestazioni in campo ma anche da inaspettati scivoloni nella vita privata.

Dopo essere tornato dalle Olimpiadi di Atene nell'estate successiva alla stagione da rookie, Melo prosegue le vacanze nella sua città natale con i suoi amici e la sua fidanzata, la showgirl La La Anthony. Proprio in una discoteca della Grande Mela, l'allora giocatore dei Nuggets viene avvicinato dall'ex ragazzo di La La, che lo offende e lo colpisce al volto. Carmelo, che proprio un nano non è, si scaglia contro il suo aggressore con violenza, provocando una rissa nel locale.

All'inizio della stagione successiva le cose si fanno ancora più serie, con Anthony che viene trovato in possesso di marijuana all'aeroporto di Denver. Con l'aiuto di un amico che si immolò dicendo di averla messa lui nello zaino dell'altro, Melo riuscì a farla franca, nonostante quel caso rimanga ancora oggi molto dubbio, ma si preferì insabbiare il tutto.

Queste cadute di stile, secondo una stima, gli costarono più di 10 milioni di dollari in danni di immagine. Visto il momento di difficoltà, Michael Jordan in persona decise di invitare Carmelo a Chicago per una settimana da lui, di modo da parlargli, più che in qualità di sponsor, in qualità di padre.

Il ragazzo sarà protagonista di stagioni molto positive con la casacca di Denver, tanto da coniare il suo famosissimo motto 'Stay Melo', una personalizzazione dello slang americano 'stay mellow', ovvero 'stai tranquillo'. Eh si, perchè quando la palla era tra le sue mani c'era davvero da stare tranquilli, consapevoli che in qualche modo la palla sarebbe probabilmente finita giù per la retina.

Come detto, in Colorado saranno anni memorabili, ma ad un certo punto Anthony capì che la nostalgia per la sua città era troppa, la sua New York lo stava chiamando da troppo tempo, e non resiste più. Il Madison Square Garden diventerà la sua nuova casa, il 7 il suo nuovo numero ed i tifosi newyorkesi i suoi fan più accaniti. Avere in squadra un giocatore del suo calibro, con una storia come la sua proprio in quella città, fece letteralmente impazzire i tifosi dei Knicks, per i quali Melo diventò fin da subito un idolo ineguagliabile.

E' proprio da qua che ricomincia la nostra partita, con i tifosi arancio-blu che incitano a gran voce il loro beniamino alla ricerca di una vittoria insperata. 109-108 e 9 secondi sul cronometro. La rimessa è per Derrick Rose, che cerca subito con lo sguardo Carmelo e lo serve. Anthony penetra di mancino dal gomito dell'area, leggero step-back con tre uomini addosso e lascia partire il tiro. Superfluo raccontare come va a finire.

Palazzetto in delirio, le telecamere inquadrano il protagonista che urla un sonoro 'Motherfu**ers!' probabilmente per scaricare la tensione. I giornalisti increduli corrono in campo ad intervistarlo: 'Era quello il tipo di tiro che volevi?'. Carmelo sorpreso: 'Amico, quello è il mio tiro!'. Che dire, Stay Melo!

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