Houston Rockets

La fame di Finals di Chris Paul è la vera novità dei Rockets?

Dopo 86 partite di Playoffs, Chris Paul giocherà la sua prima finale di Conference della sua carriera ma non ha alcuna intenzione di fermarsi qui.

Gabriele Scaglione
09.05.2018 16:50

Molti lo davano per scontato già alla vigilia di questi Playoffs ma ora è ufficiale: dopo due cammini senza grossi intoppi saranno Golden State Warriors e Houston Rockets a giocarsi il primato ad Ovest in una serie che, secondo gli esperti, andrà a sostituire le Finals, determinando con un discreto anticipo quale squadra porterà a casa il Larry O'Brien Trophy tra circa un mese.

Difficile fare pronostici; le due franchigie partono quasi alla pari, con un'unica certezza che potrebbe essere decisiva: il fattore campo. Ad usufruirne saranno i Rockets che potranno contare anche su un Chris Paul in versione marziano. CP3 ha chiuso Gara-5 contro gli Utah Jazz con una prerformance da 41 punti, 10 assist e 0 palle perse (nessuno come lui in un match di postseason).

Una prestazione monstre che la dice lunga sulla fame di Finals di un giocatore che a 33 anni ha nel proprio Palmarès 9 apparizioni all'All-Star Game e 4 premi di miglior assist-man della lega ma che allo stesso tempo non aveva mai preso parte ad una finale di Conference prima d'ora. Una lacuna che Paul ha fatto di tutto per colmare alla sua prima stagione con la maglia dei razzi.

Quest'anno, infatti, la point guard di Houston ha lavorato moltissimo insieme a Mike D'Antoni con l'obbiettivo di migliorare diversi aspetti del suo gioco, uno su tutti il tiro dall'arco. Ma non solo, in questi Playoffs ha dimostrato di essere maturato definitivamente anche da un punto di vista mentale e di essere diventato in poco tempo un leader imprescindibile per la franchigia texana.

Tanto è vero che quando CP3 è in campo la squadra gioca con tranquillità e sicurezza; in altre parole basta la sua sola presenza ad innalzare il livello di pallacanestro dei Rockets. La novità dei razzi texani sta proprio qua: il leader non è più James Harden, bensì proprio Chris Paul, anche se l'ex Thunder rimane l'elemento di facciata della franchigia. Ma Paul non si limita a questo perché ha capito che se vuole portare a casa il primo anello della sua carriera non deve aver paura di prendersi delle responsabilità che solo lui è in grado di assumersi.

E così ecco che in Gara-4 e in Gara-5 Chris Paul si è preso una media di addirittura 22.5 tiri e mezzo dal campo, quasi 10 in più della media fatta registrare nel corso della sua intera carriera. Insomma, l'ex Los Angeles Clippers aveva una voglia matta di raggiungere queste finali di Conference e per farlo non ha esitato ad intaccare le sue percentuali.

A questo punto però non ha intenzione di fermarsi; subito dopo aver eliminato gli Utah Jazz, infatti, CP3 ha affermato che non c'è nulla da festeggiare perché lui non gioca per raggiungere le finali di Conference ma per mettersi al dito un anello che sarebbe il coronamento perfetto di una carriera straordinaria.

Ha capito che solamente vincendo potrà cancellare definitivamente quelle 86 partite senza finali di Conference che ad oggi costituiscono uno dei pochi record negativi (condiviso però con Dominique Wilkins) nella sua lista di primati. A fare il tifo per lui c'è Donovan Mitchell, che ha dato a Paul la propria benedizione al termine della serie, ma ci siamo un po' tutti perché he deserves it.

Commenti

Houston Rockets: il rapporto segreto tra difesa e percentuali offensive
Phoenix Suns; un futuro in bilico tra Doncic, Ayton e...Clint Capela!