Per valutare un’eventuale esplosione di un giocatore è importante valutare due fattori: le opportunità concesse e i graduali segni di miglioramento. Non sono le uniche cose da tenere in considerazione, ma sono certamente le più importanti; basti pensare alla stagione che ha definitivamente consacrato Giannis Antetokounmpo; senza gli evidenti segnali di crescita dimostrati nei primi due anni da professionista in NBA, coach Kidd non l’avrebbe mai schierato come point guard, ruolo dove il greco ha dato il meglio di se.
Ma quali saranno i giocatori che faranno il definitivo salto di qualità? Ve ne presentiamo nove.
MYLES TURNER (Indiana Pacers)
Turner ha avuto dei miglioramenti rispetto alla sua stagione da rookie: mentre al suo primo anno aveva tirato 14 volte da dietro l’arco, nella sua stagione da sophomore i tentativi sono stati 115, con una percentuale del 34.8%. Questo fa capire come il giocatore nato a Bedford stia cambiando il suo modo di giocare; è un centro di 2.11 m che può allungare il campo, oltre ad essere un buon difensore. Se continua a migliorare come rim protector e come tiratore da 3 punti, oltre a diventare una minaccia in post-up e un buon difensore perimetrale, ha il potenziale per diventare come Towns, Jokic ed Embiid, il futuro dei centri in NBA.
AARON GORDON (Orlando Magic)
Diciamo che un po’ tutti ci aspettavamo di meglio da questo ragazzo. Gordon ha segnato la maggior parte dei suoi punti la scorsa stagione in transizione, come gestore di palla nei pick-and-rolls e in spot-up, tipi di giocate che ci si aspetta da dei backcourt players, nonostante non sia riuscito a superare il 50% di efficienza. Quando segna invece come roll man, con i tagli e i putback (tipi di giocate che ti aspetteresti da un frontcourt player) Gordon ha il 70% dell’efficienza. Aaron non è un giocatore che riesce ad aprire molti spazi, ma ha un atletismo e un fisico devastanti. Senza Ibaka dovrebbe avere lo spazio necessario per dimostrare quel che vale.
RODNEY HOOD (Utah Jazz)
Giocatore che senza infortuni probabilmente avrebbe avuto l’esplosione definitiva lo scorso anno, ha comunque già ampiamente dimostrato di essere un buon giocatore di pallacanestro. Gordon Hayward e George Hill non sono più nel roster, e dunque Hood è ora l’opzione offensiva principale per Utah. Ricky Rubio sarà il giocatore chiave, ma Hood sarà chiamato ad allungare il campo grazie ai suoi tiri e a giocare i pick-and-rolls. Dennis Lindsey, GM dei Jazz, crede che Hood potrebbe avere una media di quasi 20 punti a partita la prossima stagione.
GARY HARRIS (Denver Nuggets)
Ha avuto un inizio complicato – un muscolo parzialmente strappato lo ha costretto a saltare 20 partite prima di Natale – ma ha registrato in media 16.9 punti nelle ultime 31 partite della stagione, tirando col 52.1% dal campo, 43.4% dall’arco e 80.0% dalla linea del tiro libero. Harris insieme a Nikola Jokic può essere un giocatore fondamentale per i Nuggets in attacco. Un quarto degli attacchi di Harris viene da spot-up e il resto da un insieme di tagli, scambi e opportunità di transizione.
D’ANGELO RUSSEL (Brooklyn Nets)
Una promessa che potrebbe essere mantenuta a Brooklyn: scambiato dai Lakers per Brook Lopez, per liberare spazio salariale, Russel potrà (forse) finalmente dimostrare di che pasta è fatto. D’Angelo dovrebbe trarre beneficio dal gioco di coach Atkinson che è conosciuto per l’abilità di far crescere bene i propri giocatori. I Nets sono stati al primo posto per numeri di possessi in 48 minuti, e al quarto posto nei tentativi da 3 punti nella prima stagione di Kenny Atkinson con la squadra; il 12.3% dei punti di Russell la passata stagione è arrivato in transizione e quasi la metà dei suoi tentativi di tiro sono stati da dietro l’arco.
JUSUF NURKIC (Portland Trail Blazers)
Prima del suo infortunio, Nurkic ha calcolato in media 15.2 punti, 10.4 rimbalzi, 3.2 assist, 1.9 stoppate e 1.3 palle rubate per partita in un uniforme Blazers. Se riuscisse a mantenere questi numeri per una stagione intera, il suo nome potrebbe comparire tra alcuni Hall of Famers. Ma anche se non riuscisse a sostenere questi stessi numeri, Nurkic ha ancora la possibilità di esplodere e diventare un’arma fondamentale per i Blazers, per ciò che riesce a portare alla squadra in entrambi i lati del campo. Una motivazione per far bene quest’anno: l’estensione del contratto che potrebbe essere firmata nell’estate del 2018.
STANLEY JOHNSON (Detroit Pistons)
Stagione da sophomore peggiore rispetto a quella da rookie (percentuali dal perimetro scese al 29.2% e minutaggio sceso da 23.1 minuti a partita a 17.8 minuti), Johnson cerca il riscatto. Potrebbe avere un ruolo più importante quest’anno come ala piccola, dato che il posto è conteso solo con Tobias Harris. Il miglioramento di questo giocatore potrebbe essere meno vistoso rispetto a quello degli altri della lista: potrebbe migliorare le sue percentuali da 3 punti e il suo minutaggio, in una squadra che punta al raggiungimento dei playoffs.
BLAKE GRIFFIN (Los Angeles Clippers)
La differenza tra Blake e il resto della lista è che il giocatore nato a Oklahoma City è già una stella consolidata. All-Star per cinque volte, in carriera ha una media di 21.5 punti, 9.4 rimbalzi e 4.1 assist per partita. Tuttavia, Griffin non è stato particolarmente dominante nelle ultime due stagioni e dopo la cessione di Chris Paul ai Rockets, sarà lui il giocatore chiave della franchigia californiana. Ecco perché Griffin potrebbe “esplodere” la prossima stagione. Supponendo che Doc Rivers lo circondi con i tipi di giocatori che possano massimizzare la sue abilità, Griffin potrebbe trovarsi nella lotta MVP se i Clippers saranno in grado di competere per un posto nei playoffs.
SKAL LABISSIERE (Sacramento Kings)
Labissiere ha appena concluso la sua stagione da rookie. È apparso in soli 33 incontri con i Kings, registrando 18.5 minuti di media. La maggior parte di quei minuti è arrivata dopo la pausa dell’All-Star Game, in quanto ha giocato un totale di 52 minuti tra l’inizio della stagione e il 15 febbraio. In quei minuti alla fine della stagione, tuttavia, Labissiere ha impressionato. Ben quattro stoppate contro i Magic nella sua seconda partita da titolare in carriera il 13 marzo. Ha poi segnato 32 punti (11/15 al tiro) contro i Suns due notti più tardi. Ha anche segnato 25 punti contro i Rockets (10/12 al tiro) in uno degli ultimi match della stagione.
In media 11.1 punti, 5.8 rimbalzi, 0.5 stoppate e 0.5 rubate in 23.1 minuti per partita da Marzo in poi. Ancora più importante, il modo in cui l’haitiano ha segnato la maggior parte dei suoi punti; ciò lo rendono un centro unico nella NBA di oggi. Ha calcolato in media 0.97 punti in post-up, 1.23 punti per spot-up e 0.87 punti in pick-and-roll. Ovviamente sarà difficile per Labissiere sostenere quei numeri per un’intera stagione, ma senza DeMarcus Cousins e Rudy Gay starà anche a lui dimostrare di non essere una mancata promessa.
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