C’è un infinito numero di motivi per cui miriadi di giocatori finiscono nella bolgia della trade deadline: le squadre cercano di ricostruire per il futuro, oppure setacciano la Lega per scovare talenti pronti sin da subito a vincere, sperando di cambiare le sorti della loro stagione, od anche per le situazioni contrattuali invischiate in un subbuglio generale. Insomma, tra giocatori sopravvalutati, altri sottovalutati, oltre a prospetti sacrificati e sacrificanti, le dinamiche del mercato NBA sono dure ed al contempo affascinanti. Tutto questo andirivieni commerciale raggiungerà il suo apice il 18 Febbraio, data ancora lontana alcune settimane, ma già ci sono un sacco di voci e rumors che rendono quel giorno uno di quelli da segnare sul calendario.

Cercheremo, con questo articolo, di rendervi questo lotto di voci un modo per riconoscere le migliori possibili trade della Lega: i giocatori o le squadre che devono in qualche modo rispondere a esigenze specifiche ed anche quei sogni che vi hanno tanto appassionato, ma che in realtà mai si realizzeranno. Non saremo qui a citare i migliori giocatori NBA in squadre da tanking o a parlare di fantamercato, non sarebbe divertente. Cercheremo di fare un disegno sui valori dei vari giocatori, su quanto possano influire nell’economia del mercato a venire e sull’appeal degli stessi contrassegnando con “stock up” i più appetibili e scambiabili e “stock down” i meno affascinanti o possibili.

MENZIONI D’ONORE:

Dopo l’esonero di coach Hollins e le dimissioni del general manager Billy King, i Brooklyn Nets sono i primi candidati a vendere talenti in cerca di scelte future, ricercare giovani talenti od alcuni tasselli importanti da incastrare in una squadra confusa e senza molta logica. Mikhail Prokhorov ha spiegato in una recente intervista quanto sia stato importante raggiungere almeno i Playoffs nelle ultime tre stagioni, un’esperienza da ripetere per cercare di vincere il titolo al più presto. Quest’anno sarà difficile, ma il magnate ha illustrato come questa sarà una stagione di reset per iniziare ad essere un’aspirante contender nella prossima stagione. Ecco chi riguarderanno i possibili scenari di mercato:

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Joe Johnson (stock down): anche se ha un contratto in scadenza, Joe Johnson è totalmente inamovibile dallo scacchiere dei Nets; nessun team ha la potenza finanziaria per assorbire un contratto di $24.9 milioni. L’unica cosa che Brooklyn può fare, nonostante voglia scambiare Johnson, sarebbe rifiutare qualsiasi proposta di rinnovo contrattuale e aspettare la free agency per liberarsi di “cotanto” contrattone!

Brook Lopez (stock up): la sua percentuale a rimbalzo è leggermente migliorata sotto la “dittatura” Hollins, e Lopez sta facendo registrare grandi numeri in questa quarta stagione a Brooklyn. Brook è nel primo anno dei tre contrattuali che gli porteranno nelle tasche $63 milioni, soldoni che renderanno difficile qualunque movimento del gemello di Robin. Ma il 27enne da Stanford è in costante crescita ed uno dei migliori centri ad Est: qualcuno sicuramente una “telefonatina” ai Nets la farà. Ed i Nets l’ascolteranno!

Thaddeus Young (stock up): nonostante Thaddeus abbia ancora un contratto che gli frutterà $36.2 milioni fino al 2017/18, oltre ad una player option da esercitare di 13.8 milioni per il 2018/19, l’ala forte dei Nets sarebbe sicuramente un’acquisizione di successo. Questa è la quarta stagione di fila in cui ha una media di 15 punti, 6 rimbalzi ed almeno 1.5 palle rubate in 36 minuti, mostrando un grado di efficienza pari a giocatori del calibro di DeMarcus Cousins, LeBron James e Paul Millsap!

MR. TRADE RUMORS, DEMARCUS COUSINS:

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Stock down: parlando di Cousins, vi imbatterete sicuramente in un “Il suo valore è troppo alto, i Kings non lo scambieranno, quindi non perdete tempo neanche a chiederlo!”.

Un segnale preciso per i general manager più curiosi: i Kings hanno solo due partite di distanza dall’ottavo posto della Western Conference e non vanno ai Playoffs dal lontano 2006. Non credo proprio ci siano vie per strappar loro il miglior giocatore della squadra; se lo facessero, in cambio potrebbero chiedere solo una cosa: il mondo!

Cousins sta registrando 25 punti, 10 rimbalzi, 2.5 assist in 36 minuti per la terza volta in carriera, e non ha nemmeno 26 anni (solo Kareem Abdul-Jabbar nella storia). Quindi, sì, solo il mondo in cambio di DeMarcus Cousins.

PUNTO A PUNTO, RYAN ANDERSON:

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Assolutamente stock up per Ryan Anderson, nonostante la riluttanza di coach Gentry nel lasciarlo andare. Per l’allenatore dei Pelicans, Anderson ed Anthony Davis si completano a vicenda; citando una statistica a caso, quando entrambi sono in campo, New Orleans resta imbattuta di soli 0.5 punti per 100 possessi, ma ciò si traduce in una delle migliori intese della Lega ed è almeno 10 volte meglio del net rating totale dell’intera squadra dei New Orleans Pelicans!

Perché non scambiare Asik, allora? Perché i Pelicans sono intrappolati nel suo contratto oneroso di 5 anni ed allora l’uscita di Anderson assicurerebbe un po’ di respiro al cap della squadra. Ok, Ryan ha tirato meglio in passato e le sue statistiche sono un po’ calate con l’avanzare degli anni; c’è anche un alto livello di rischio nel “tradarlo”: il suo contratto in scadenza da 8.5 milioni l’anno è incredibilmente abbordabile, ma perderlo in free-agency senza prendere magari una scelta futura o uno-due giovani di livello sarebbe la scelta giusta?

Sta tirando più del 39% di triple in spot-up ed è l’unica ala – insieme a Kevin Durant, Kawhi Leonard e Dirk Nowitzki – a far segnare 18 punti e 7 rimbalzi di media per 36 minuti. A soli 27 anni, Anderson ha un gioco che si adeguerà perfettamente alla sua età: non molto fisico o particolarmente penetrante ma abbastanza veloce ed intelligente per stare sul perimetro con buone percentuali. I team interessati non dovranno spaventarsi delle sue gaffe difensive o dell’incombente free agency che lo aspetta; acquisendo i diritti Bird di Ryan Anderson ogni squadra avrà un’arma offensiva in più che fa la differenza.

TYSON CHANDLER, INCOGNITO PRESENTE:

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Si torna ad uno stock down per l’ex campione NBA che – di certo – non sta illuminando particolarmente le giornate dei tifosi dei Suns. “Siamo di fronte a tante proposte che arriveranno da qui al 18 di Febbraio” – ha detto Ryan McDonough, GM dei Phoenix Suns – “Ovviamente abbiamo bisogno di alcuni cambiamenti!”

Phoenix aveva poche ragioni per firmare a 52 milioni in 4 anni il 33enne ex Mavs ed ora il fardello è sempre più pesante da quando Eric Bledsoe ha dovuto abbandonare la stagione per l’infortunio al ginocchio, e con lui anche le speranze di Playoffs sono andate a farsi benedire. Scambiare Chandler è un problema che si fa sempre più reale: le pretendenti non saranno sicuramente contente di accaparrarsi uno che fino a 36 anni guadagnerà in media 13 milioni l’anno e Tyson, inoltre, è ben lungi dall’essere resistente a questo immobilismo di mercato, dato che sta perdendo sempre più minutaggio grazie alla lenta ascesa di Alex Len e Jon Leuer.

Il declino di Chandler è certamente legato alla sua età: l’incapacità di stare ad alti livelli in un attacco up-tempo come quello di Hornacek fa di lui uno dei peggiori centri della Lega ad oggi. Scambiarlo, senza che egli accetti un minimo salariale in cambio, potrebbe rivelarsi impossibile.

BRANDON JENNINGS, UN’OCCASIONE:

Detroit Pistons v Brooklyn Nets

Brandon Jennings potrebbe essere disponibile, come potrebbe non esserlo, intanto è uno stock up assoluto per il ragazzo ex Virtus Roma. Neanche Stan Van Gundy, allenatore dei Detroit Pistons sa cos’è il meglio per il suo giocatore e la sua squadra, ed ha dichiarato tutta la sua indecisione sui movimenti di mercato che riguarderanno Brandon.

Jennings è tornato da meno di 10 partite dopo l’infortunio al tendine d’Achille e le percentuali non sono delle migliori. Ma il suo convenientissimo salario in scadenza è un punto a favore per le squadre che vogliano aggiungere sostanza e fantasia ai propri roster senza intaccare la flessibilità contrattuale a lungo termine.

Anche se ora sta tirando sotto il 30% nella speciale statistica delle triple in catch-and-shoot, Jennings ha realizzato il 41.7% dei canestri presi in questo modo nella stagione 2014-15, un grossissimo miglioramento rispetto al precedente anno. La sua selezione di tiro non sarà tra le più raffinate, in compenso – però – ha già un ridicolo (in senso positivo) rating offensivo a Detroit ed un ball-handling notevole che non ha mai perso.

La Jennings – Trade, senza dubbio, è una mossa che muove la fortuna in un duplice ordine direzionale: sia Detroit che il suo papabile nuovo team ne trarrebbero grandi vantaggi!

TERRENCE JONES E L’OMBRA DEL LIMBO:

NBA: Houston Rockets at Los Angeles Lakers

Stock up per Terrence, che sembra già invischiato in una possibile trade che coinvolgerebbe lui e Corey Brewer, direzione Phoenix, in cambio di Markieff Morris: mossa che suona male per tanti motivi, ma soprattutto perché Jones sembra avere una mentalità molto più vincente di Markieff.

I numeri dell’ex Kentucky, però, si sono abbassati tanto in questa stagione: sia la sua capacità di difendere il ferro, sia il suo rating di efficienza, il peggiore da quando è nella NBA. Insomma, Terrence sta andando un po’ a fondo, così come tutta Houston. Ma la franchigia non sta sfruttando a pieno la versatilità del prodotto Wildcats: la risalita nelle rotazioni di Clint Capela e la buona salute di Dwight Howard hanno limitato le sue opportunità da centro ed i Rockets lo stanno spingendo verso una second unit che è tra le ultime cinque squadre NBA per efficienza offensiva e difensiva.

Molte delle migliori serate di Jones sono arrivate quando ha giocato come un 5 “piccolo”. Ciò non vuol dire che non funzioni come ala grande, però per un ragazzo alto 206 cm non è facile sempre farsi spazio in aree affollate da lunghi paralizzanti. I numeri del 6 in maglia Rockets sono abbastanza intriganti: tra i giocatori che registrano almeno 700 minuti con almeno 5 triple tentate a partita, lui è uno dei quattro che fanno di media 15 punti, 7 rimbalzi e una stoppata per 36 minuti, con un ottimo 36% dall’arco. KD, Draymond Green e Kelly Olynyk sono gli altri tre!

Il suo stipendio da soli $2.5 milioni rischia di deformare il suo reale valore di mercato. Giocatori così di impatto si trovano raramente e ciò limita quello che i Rockets possono avere in cambio, così come l’eventuale tentativo del numero 6 di arrivare nella “restricted” free-agency e tentare di strappare a Houston un contratto da almeno 10 milioni l’anno.

Futuro incerto, ma sicuramente un’ottima occasione di mercato sia per chi detiene le sue prestazioni, sia per chi è pronto a disporre dei suoi servigi a “pochi denari”.

TY LAWSON E GLI INTERROGATIVI DI SEMPRE:

NBA: Houston Rockets at Detroit Pistons

La confusa stagione di Houston può essere sicuramente riconducibile all’altrettanto confusa situazione salariale che affligge la franchigia del TexasTy Lawson rappresenta sicuramente uno stock down per quanto riguarda il suo appeal sul mercato NBA.

Il suo contratto non rappresenta un particolare problema: sta espletando il suo anno a 12.4 milioni e l’anno prossimo a 13.2 non è garantito, quindi il prossimo contratto potrebbe non essere così oneroso come gli ultimi. Il playmaker ex-Nuggets non sembra aver mai trovato la giusta chimica con i Rockets e pare che abbia richiesto una tradeLa sua percentuale è sotto il 38% dal campo e non riesce a sostenere più di 20 minuti; inoltre, non sembra poter capeggiare neanche la second unit.

Il suo ex valore da All-Star dovrebbe essere recuperato, è un vero peccato che Lawson non sia più un giocatore di élite: tira bene da tre, ma Houston non gli garantisce quel numero di tocchi di cui lui necessita per massimizzare il suo impatto nel gioco. Trovare un’altra squadra sarebbe la migliore soluzione per Ty ma… questa squadra esiste?

I playmaker titolari non mancano in questa Lega: la lista delle squadre che hanno bisogno di una point guard è molto corta. I Nets necessitano di qualcuno che rimpiazzi Jarrett Jack, i Bulls potrebbero esplorare un’alternativa a Derrick Rose e i Bucks, forse, avrebbero qualche intenzione – poi neanche troppo seria – di scambiare Carter-Williams per dirigere un attacco un po’ imbrigliato.

Ai Knicks o a Utah converrebbe spostare i loro play titolari Calderon e Neto per far giocare Lawson? Il prodotto da UNC potrebbe anche andar via, ma per ancora mezzo anno: sicuramente lo ritroveremo in una free-agency molto intricata, a cifre un po’ più basse.

KEVIN MARTIN, L’ENNESIMA TRADE CHE SFUMA?

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Quotazioni di appeal sicuramente in ribasso per il lupetto di Minnesota, e quindi cos’altro se non uno stock down? Da quando ha firmato per i T-Wolves, nel 2013, K-Martin è diventato da marcatore affermato a uno specialista tiratore in spot-up e non necessariamente un veterano roccioso sul quale rifondare.

Minnesota ha provato – senza successo – a scambiare Martin con Courtney Lee dei Memphis Grizzlies, e il fallimento della trade non è molto sorprendente: Kevin Martin guadagna meno di $7 milioni in questa stagione ed ha un’opzione di 7.4 milioni per la prossima. Tutto apposto fin qui, se non fosse che le percentuali al tiro dell’ex Thunder sono incredibilmente calate e lui è uscito dai piani di coach Mitchell.

Statisticamente, l’attacco – quando Martin è in campo – peggiora; ha un rispettabile 38% sulle triple in catch-and-shoot, il che fa ben sperare per un miglioramento anche sull’attacco in pick’n’roll. In teoria, spostarlo in un’altra squadra non dovrebbe essere un problema, la sua fama da tiratore e trascinatore c’è e conta, il suo contratto, tuttavia, è un punto a suo sfavore. O lo tengono, o sicuramente non rinnoveranno il suo stipendio, favorendo cifre assolutamente minori per la squadra a venire: un bel bandolo della matassa da sbrogliare al più presto!

MARKIEFF MORRIS, IL BURBERO:

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Stock down assoluto per l’incattivito gemello dei Suns che, da quando ha visto il proprio fratello Marcus lasciare Phoenix per accasarsi a Detroit, non ha più incontrato i pareri della dirigenza Suns e neanche dell’allenatore, a quanto pare. E le sue quotazioni sul mercato si sono anche molto involute. Il contratto è la principale motivazione dello scarso appeal di Markieff: è legato a Phoenix fino al 2019, ed è proprio questo che scoraggia le squadre a prenderlo (circa 32 milioni in 4 anni sembrano davvero troppi).

Se le statistiche fossero legate alla scorsa stagione, i Suns non avrebbero alcun problema a piazzare Morris che nel 2014/15 è stato uno dei 10 giocatori (tra cui 7 All-Star + Kawhi Leonard) che hanno totalizzato almeno 17.5 punti, 7 rimbalzi e 2.5 assist di media in 36 minuti.
Una off-season, come abbiamo visto, può fare tanto la differenza e da quando Marcus è andato via, la percentuale di tiro e il PER di Markieff sono crollati incredibilmente: sembra un melodramma, ma così è stato.

Una serie di situazioni che ha fatto fallire miseramente il piano di ricostruzione dei Suns, fallimento acuito maggiormente dalla situazione di Markieff, attorno a cui si è venuto a creare un immobilismo finanziario abbastanza inaspettato e, a causa del quale, Phoenix dovrà accontentarsi di quello che le verrà offerto, oppure tenersi un giocatore che non vuole stare più alla corte di Hornacek.

 

Quale di questi giocatori cambierà davvero aria? Siamo solo all’inizio di uno dei periodi più caldi della regular season NBA e speriamo di avervi aiutato un po’ a capire quante variabili da analizzare abbiano le dirigenze prima di prendere un giocatore. Appuntamento fissato al 18 Febbraio, tra stock-up, stock-down e tanti cambiamenti in vista!