#ItsAllAboutWinning è l’hashtag del momento tra i giocatori NBA, come il nostrano Marco Belinelli insegna. Questo moderno modo di comunicare non fa altro che esplicitare un facile sillogismo assimilabile a qualsiasi giocatore professionista di una qualsiasi Lega di un qualsiasi sport: vincere prima di tutto.

Sorge qui un problema: vincere è sempre la priorità? In qualsiasi posto del mondo che non sia l’America, la risposta sarebbe sicuramente sì (d’altronde, a chi piace perdere?!). Ma, appunto, non nella sopracitata splendida nazione. La meritocrazia statunitense ha alla base il concetto per cui a tutti deve esser data un’opportunità. E su questo principio si basa tutta la logica che gestisce le dinamiche del Draft NBA: se una squadra non è all’altezza, ha diritto a scegliere il miglior prospetto (teoricamente) di tutta la nazione, in modo da recuperare il terreno perduto. Sì, teoricamente.

Quello a cui non aveva pensato nessuno alla nascita di questa regola, però, è ormai alla base di molte strategie pluriennali adottate dalle franchigie NBA. La logica dietro queste decisioni è facile: se perdendo ho diritto all’opportunità di scegliere una pick alta, e la mia squadra è – senza mezzi termini – scarsa, perché non renderla ancora più scarsa aumentando le mie possibilità?

Questo modo di operare è ormai talmente comune che ha anche un nome: TANKING. Ognuno di noi, che tifi per Bulls, Lakers, Celtics o Bucks, a leggere questo termine sente un brivido lungo la schiena, come quando ti infilano un pezzo di ghiaccio nella maglietta. Motivo? Che cosa è lo sport, se una delle due squadre va in campo per perdere?!

Tuttavia bisogna guardare le cose come se fossimo i GM di una franchigia debole sul mercato dei free-agent perché poco appetibile. Come può rilanciarsi questa squadra? Come può partorire una squadra che sia quanto meno competitiva? Con lo sviluppo della propria squadra affiliata in D-league? Ma lì non ci sono i prospetti migliori, siccome sono tutti, o quasi, stati selezionati durante il Draft. È così che la scelta di tankare diventa l’unica possibile.

Ma c’è un limite a tutto questo? No, per ora no. Si è parlato di dare le stesse chance di prendere la prima scelta a tutte le squadra che non partecipano ai Playoffs. L’ipotesi è ancora in piedi negli uffici di Silver, ma sembra destinata ad essere cestinata poiché poco meritocratica. Cerchiamo di spiegare meglio con un esempio: prendendo la situazione dello scorso anno, alla luce del fallimento degli Oklahoma City Thunder, non qualificati ai Playoffs, se in sede di estrazione i suddetti Thunder avessero pescato la prima scelta, quanto sarebbe stato giusto che una franchigia che già conta su Westbrook e Durant, avesse avuto la possibilità di scegliere Towns o Okafor, a discapito di organizzazioni già disastrate?

Come si evince chiaramente da quello che stiamo dicendo, il tanking è forse l’unica opportunità per alcune franchigie di lasciare il loro status di perdenti, per elevarsi in qualche anno a squadre vincenti. Però, c’è il solito però… L’esagerazione non è promotrice di cose buone. Il “caso Philadelphia” ne è una prova: quanto appeal ha una squadra che decide sistematicamente di perdere da anni? E soprattutto quanto “sportivo” è decidere di perdere sistematicamente finché le scelte al Draft non saranno così tante e soddisfacenti?

In questo senso, molto più ammirabile e condivisibile è il discorso di alcune franchigie come Magic e Celtics. In entrambi i casi si è rinunciato alle Superstar a roster, seppur per motivi profondamente diversi, per scegliere di ricostruire tramite il Draft e i free-agent. Ci sono voluti anni, e forse ce ne vorranno ancora alcuni ma, ad oggi, sono due squadre solide, con allenatori validi, e con giovani pronti ad esplodere (quante squadre possono contare su Oladipo-Payton-Hezonja?)

In conclusione, potremmo dire che perdere può andar “bene”, ma deve esserci una scadenza a questo atteggiamento, altrimenti si rischia di cadere nell’antisportivo, e nella speculazione, con buona pace del pensiero del gran visir del tanking, Sam Hinkie.

Perdere non è bello né appagante, che tu sia un giocatore o un tifoso. Ma il feroce habitat NBA impone scelte di questo tipo e quindi, anche per questa stagione, cari supporters di Sixers, Lakers, Nets e tante altre, mettetevi l’anima in pace: anche quest’anno IT’S ALL ABOUT LOSING.