Ci va veramente vicino, ma Phila proprio non riesce a vincere. Dopo aver dilapidato vantaggi abissali e buttato partite negli ultimi minuti, i Sixers cadono anche a Houston: sconfitta pesantissima per il morale dei ragazzi di coach Brown, che eguagliano il loro record di 17 sconfitte consecutive ad inizio stagione, registrato appena un anno fa.

In Texas sembrava davvero la volta buona: Okafor e compagni si sono piegati soltanto ai 50 punti, 9 rimbalzi e 8 assist di un Harden tarantolato, perdendo di sole due lunghezze dopo aver fatto segnare un parziale di 22-6 all’inizio del quarto periodo e un vantaggio di +6 a quattro minuti dal termine della partita.

Le ottime prestazioni di un ritrovato Covington, oltre al solito apporto di Okafor, consolano in ottica futura ma non cancellano l’onta dei numeri: i Sixers 2015/16 sono la franchigia più perdente della storia della Lega, al di là dei timidi segnali di miglioramento che stanno facendo registrare di partita in partita. Ad aggravare un quadro già di per sé sconfortante, si somma il finale da 10 sconfitte consecutive con cui i 76ers hanno chiuso la scorsa stagione, arrivando ad un totale di 27 sconfitte consecutive, record assoluto per una franchigia di qualsiasi sport professionistico americano.

I 13 punti di distacco di media che Phila ha subito dall’inizio della stagione si stanno assottigliando con il ritorno di alcune pedine importanti: Covington, di cui abbiamo detto sopra, sembra pienamente recuperato, così come Canaan, mentre McConnell sta crescendo a vista d’occhio e anche Wroten è sulla via del pieno recupero.

In molti hanno associato il nervosismo di Okafor, coinvolto in una brutale rissa fuori da un locale di Boston dopo la sconfitta contro i Celtics, alla frustrazione per la situazione che sta vivendo nella franchigia in cui gioca. Il “Phila sucks” e gli sfottò di alcuni di tifosi di Boston, che sembrano aver scatenato la rissa, sono sicuramente sintomi di un malessere che tutti i giocatori che vestono la maglia Sixers stanno vivendo in questo momento.

In tutto questo, l’hashtag #SaveJahlil che sta spopolando in rete, creato dai tifosi di Duke intristiti dalle sorti del loro beniamino, non fa che gettare benzina sul fuoco dei nervi del numero otto, che si rende conto di essere sì un ottimo giocatore, ma ancora incapace di trascinare da solo la sua franchigia fuori da questo tunnel.