Prendiamo un giocatore talentuoso e collochiamolo in una Franchigia piuttosto scadente. Se aggiungiamo inoltre qualche sfortunato infortunio e molte scelte sbagliate da parte della dirigenza ecco che otteniamo il caso che rispecchia molti giocatori NBA, in particolare quello di Anthony Davis.
La salute di Davis ha, infatti, compromesso in parte quello che sarebbe potuto essere un processo di crescita per se stesso, ma anche per la propria squadra, in tempi relativamente conformi alla media. Solamente nella passata stagione, Davis ha potuto giocare per la prima volta da quando fu scelto, nel giugno del 2012, più di 70 partite in un’unica stagione. Giunto quindi alla sua sesta stagione da professionista, l’ex Wildcats è, ora più che mai, chiamato a fare quel definitivo salto di qualità che possa permettere ai Pelicans di approdare ai playoffs, dopo l’apparizione sporadica di due anni fa.
Questo obbiettivo è, se vogliamo, implicito nelle parole che, nel giorno del mediaday, Anthony ha rilasciato, facendo trasparire molta emozione e voglia riguardo l’inizio della stagione, ormai alle porte, in cui si appresta a giocare in un Team assai più competitivo rispetto le passate annate:
“Credo che se guardiamo al nostro roster, possiamo dire con facilità che siamo una grande squadra. E’ il miglior Team in cui io abbia mai giocato. Ma tutto ciò che rimane sulla carte non vale, poiché dovremo dimostrare le nostre vere potenzialità sul campo”.
E sicuramente, provare a confutare le parole di Davis, pare impossibile, se diamo un’occhiata agli ultimi roster dei New Orleans Pelicans, che di certo, se a rari tratti si sono mostrati competitivi, è solo grazie al valore assoluto di un All-Star quale è il numero 23 in Louisiana.
Rondo, Tony Allen, Ian Clark rappresentano le principali “new entry”, le quali potrebbero evidenziare il loro valore proprio nei momenti topici di una stagione che, per una squadra comunque molto migliorata, si dimostrerà essere forse la più difficile, anche solo se si pensa alla presenza del secondo “big man” dei Pelicans: DeMarcus Cousins.
Dopo la clamorosa Trade dello scorso febbraio, le percentuali ed il gioco complessivo dei Pelicans hanno risentito particolarmente dell’aggiunta di un grande talento individuale come Cousins. Stesso concetto vale anche a livello individuale per Davis che, con l’avvento dell’ex King, ha dovuto di molto ridurre il suo spazio di manovra all’interno del team, pur chiudendo la stagione a 28 punti e 11.8 rimbalzi di media.
La sfida sarà infatti quella di creare una giusta chimica fra le “due torri”, così che possano far parte di un quintetto lungo, sperando non siano troppi i centimetri ad affollare il cuore dell’area. Se quest’ultima eventualità si dovesse verificare sarebbe una vera e propria tragedia per la franchigia, anche per la presenza di due giocatori come Rondo e Holiday, i quali sono soliti effettuare numerose scorribande fino all’interno dell’area, per poi scaricare sugli esterni.
“Cousins mi ha detto che vuole vincere, e lo stesso è per me. Vogliamo mostrare di cosa siamo capaci noi due, messi assieme. Questo per noi rappresenta una grande sfida.”
Supponendo che il senso di rivalsa si aggiunga al gioco che dovranno mostrare in Louisiana, non sarà per nulla scontato l’approdo ai playoffs. Oltre alle solite note e alle rinnovate squadre di questa Free Agency, infatti, a lottare per gli ultimi slot, per raggiungere la postseason, ci saranno, oltre ai Pelicans, anche Nuggets, Blazers, Jazz e Grizzlies. Riusciranno, quindi, i Pelicans a compiere questa piccola, ma ardua impresa?