Nonostante le 5 vittorie nelle ultime 7 partite, al momento i Nuggets sono la quinta peggiore squadra per offensive rating (soltanto Lakers, Nets, 76ers e sorprendentemente Bulls sotto le pepite). Per ben 7 volte in questa stagione la squadra non è stata in grado di segnare 85 punti, punteggio considerato relativamente basso per quanto riguarda l’NBA. Uno dei maggiori fattori per i quali i Nuggets non riescono ad attaccare bene a difesa schierata, è la mancanza di un vero e proprio scorer, uno in grado di crearsi tiri da solo in qualsiasi situazione; coach Malone stesso ha espresso la sua opinione su questa situazione:

Stiamo lavorando sull’attacco molto di più di quanto non facessimo a Sacramento. Non abbiamo giocatori di rottura, non abbiamo grandi giocatori in post, o grandi tiratori, o giocatori in grado di arrivare al ferro con continuità, per questo dobbiamo avere un grande gioco offensivo di spaziature e un gran movimento di palla, e occupiamo gran parte degli allenamenti giornalieri proprio su questo.

Dando un’occhiata alle statistiche avanzate si può notare come i Nuggets siano 28esimi nella Lega per percentuale dal campo su tiri non assistiti e 26esimi per punti per possesso su isolamento, dati che la dicono lunga sulla difficoltà dei Nuggets sul costruirsi tiri “a gioco rotto”, cioè quando saltano gli schemi e i giocatori devono improvvisare per andare a canestro. Le situazioni nelle quali i Nuggets vanno più facilmente a canestro sono quando i tiri vengono da assist, dal movimento di palla, che siano su tagli a canestro o catch-and-shoot, ma questi sono soltanto il 52.2% dei tiri presi, ciò significa che il restante 47.8% sono tiri che non provengono da assist, che i Nuggets convertono con il 36.2%.

Nov 5, 2015; Denver, CO, USA; Denver Nuggets guard Emmanuel Mudiay (0) during the first half against the Utah Jazz at Pepsi Center. Mandatory Credit: Chris Humphreys-USA TODAY Sports

Come lo stesso Malone riconosce, l’attacco dei Nuggets non può permettersi di andare fuori dagli schemi, ed è per questo che il coach ex-Sacramento spende più tempo sulle situazioni offensive: come ha rivelato in alcune dichiarazioni, gli allenamenti si svolgono quasi sempre 50-50 tra attacco e difesa, ma se proprio c’è necessità di dare più spazio a una delle due, la parte offensiva ha la precedenza, perché è li che questi Nuggets hanno più bisogno di allenarsi.

Nonostante tutto l’allenamento del modo però, i Nuggets non potranno mai ritrovarsi nella top 10 dei migliori attacchi finchè non aggiungeranno in squadra, con scambi, free-agency o draftandolo, un giocatore in grado di creare tiri, per sé in primis e per gli altri. La differenza tra l’attacco di una buona squadra come gli Hawks e gli Warriors è che i secondi hanno un giocatore come Steph Curry che è in grado di crearsi tiri anche quando saltano gli schemi ed è forzato a crearsi un tiro.

Emmanuel Mudiay sembra il più promettente sotto questo punto di vista: spesso infatti è in grado di costruirsi tiri da solo, anche se a volte forza un po’ troppo le conclusioni; il problema del rookie è però la percentuale con la quale realizza i tiri non assistiti che si prende, molto bassa considerando che il 70% delle conclusioni da 2 punti che si prende non sono assistite (dato incredibilmente alto, maggiore anche di quelo di Russel Westrbrook).

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Un altro giocatore che in prospettiva futura sembra promettere bene è Nikola Jokic, che è spesso in grado di arrivare al tiro quando riceve in post, alto o basso che sia. 

Il lato più positivo dell’attacco dei Nuggets è che riescono a tramutare la difesa in attacco in modo molto rapido, grazie soprattutto a giocatori come Barton, letteralmente un animale da transizione; è questa la situazione offensiva sulla quale coach Malone concentra maggiormente la fase offensiva, ed è anche quella che ha caratterizzato i Nuggets durante l’era Karl: correre in contropiede.

La stagione è ancora lunga e se Malone riuscirà a dare una personalità offensiva alla squadra, non è impossibile che questi Nuggets possano lottarsi un posto ai Playoff, considerando il rendimento molto basso che stanno attualmente tenendo le squadre della Western Conference.