Giorno 2.
Idee frastornate prevalgono su menti lucide.
I Mavs sono appena usciti dai playoff, in maniera precoce e poco dignitosa. Dal 2011, anno di grazia, è la terza volta che gli accade, nonostante ambizioni di titolo neanche troppo celate.

Giorno 2, dicevamo.
La rivoluzione profetizzata è già iniziata. Segnali inequivocabili. Si pensa al draft, alla free-agency, ai contratti, ai ruoli degli odierni giocatori nel campionato che verrà.

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Sperando che Cuban e Carlisle abbiano imparato dagli errori della stagione appena conclusa. Quali?
Su tutti, la volontà iniziale ed intelligente di riportare a Dallas determinati cestisti che potessero riaffermare dinamiche tecniche e di spogliatoio omaggianti l’anno del titolo. Vedi Chandler, JJ Barea.
Seguito, nella finestra di mercato, dall’insania idea di aggiungere al roster un giocatore condizionante e atipico come Rondo, reo di aver spezzato equilibri pre-esistenti.

Un Rondo che sarà free-agent e si accaserà altrove.
I Mavs, confermando le intenzioni societarie già palesate dopo Gara 2, non consegneranno la quota playoff all’ex celtic. La separazione è certa. Dallas nell’imminente estate dovrà trovare dunque un playmaker titolare che sia funzionale ai meccanismi offensivi di Coach Carlisle, a differenza dell’anticonvenzionale Rondo.

L’altro ruolo rovente riguarda il n. 4 o Ala Grande. A Dallas, in una parola, riguarda D. Nowitzki.
Il Veterano, ormai 37enne, è agli sgoccioli di carriera. Vorrebbe viverli ai vertici, magari concludendo l’inimitabile storia sportiva col secondo titolo personale. Difficile, non impossibile.

Phoenix Suns v Dallas Mavericks - Game 5

Da parte sua, disponibilità massima di mettersi a servizio della società. Già nella scorsa estate accettò di tagliarsi lo stipendio arrivando a percepire 7.974.482 di dollari (5° nella squadra) al fine di lasciare spazio salariale per l’ingaggio di nomi altisonanti: Parsons e Chandler prima, Rondo poi. Non ha funzionato.

Nelle dichiarazioni post-Gara 5, si è detto pronto a provarne un’altra: giocare in uscita dalla panchina, da sesto uomo. Soluzione che verrà esplorata se a Dallas dovesse arrivare un free-agent di alta caratura come LaMarcus Aldridge, altro sconfitto di questi playoff e nativo della città Texana. Sempre che Duncan non decida di appendere la canotta al chiodo e gli Spurs non scelgano di virare sul n. 12 dei Blazers (attenzione anche a Marc Gasol).

Queste le parole dell’umile Nowitzki:

“Si, voglio dire, tutto ciò che serve. Ho sempre detto che nei miei ultimi due anni Nba voglio divertirmi, giocando in una buona squadra. Misurandomi in un roster vincente. Nei playoff, continuando la corsa il più possibile. Quindi si, qualsiasi cosa posso fare per aiutare il mio team è fuori discussione che la faccia!”.