Siamo a Monroe, Louisiana. Il paesaggio è quello classico di quella zona d’America negli anni 30. Le acque del fiume dominano la scena. E’ il 12 febbraio 1934, nasce William Felton Russell, più noto come Bill.
Figlio di Charles Russell e Katie King, Bill tasta fin dall’infanzia quanto sia aspro e duro il contesto della Lousiana. Il razzismo è imperante, il colore della pelle è una discriminante chiave in questo stato. La violenza sui neri è continua, anche il giovane Russell viene spesso picchiato e ferito.
Suo nonno e suo padre però, vivono l’assunto con grande dignità. Hanno un orgoglio incredibile, la loro testa è sempre alta, non vogliono vivere da vittime, e non lo vuole nemmeno la madre, che in punto di morte fa un’ultima richiesta: istruite Bill, mandatelo a scuola.
Nel frattempo la famiglia si era spostata ad Oakland. La costa ovest offriva più possibilità di sussistenza, i cantieri per l’imminente guerra scatenavano la necessità di più lavoratori.
Charlie iscrive il figlio al liceo. E’ un posto che si chiama McClymonds, dove conosce il suo futuro “basketball”. Russell però è scostante, diffidente, sembra vivere in un suo mondo, calato dall’alto senza sapere dov’è e senza nemmeno volerci stare. Il suo allenatore è Powles, un bianco, Bill, a sensazione si fida poco, d’altronde il suo rapporto con i bianchi non è mai stato granchè fin lì.
Fisicamente ed atleticamente è un numero 1, ma a livello cestistico fatica. Sembra poco portato. Finchè arriva una svolta: McClymonds High gioca contro la High School di Oakland. Casualmente in tribuna c’è Hal De Julio, scout di Università di San Francisco e assistente dell’head coach Woolpert. In quella sera a Russell entra di tutto. Si vede che tecnicamente non è il massimo, ma corre molto, salta che è una bellezza ed ha dei tempi di gioco interessanti. De Julio convince coach Woolpert a garantirgli una borsa di studio.
Gli inizi non sono granchè. Picchia e mette al tappeto un compagno, reo di averlo soprannominato “palla di neve”.
Perchè l’hai fatto Russell?
Ma perchè possono dirmi quello che vogliono? Mio padre mi ha insegnato a farmi rispettare.
Al di là di quest’episodio, Bill sfrutta quell’occasione per lavorare sui fondamentali assieme al vice-allenatore Ross Giudice, che ringrazierà sempre. Stringe amicizia con K.C. Jones, con cui studia nuovi modi di interpretare la pallacanestro. Proprio analizzando il gioco Bill introduce un nuovo concetto: la stoppata! Woolpert non apprezza il suo stile, ma lo accetta. I due non si amano, ma si sopportano.
Conduce la sua università al trionfo nel 1955 e nel 1956 dopo una striscia di 55 vittorie consecutive. Nella sua carriera universitaria Russell colleziona in media 20,7 punti e 20,3 rimbalzi a partita e diventa capitano della nazionale che nel 1956 conquista l’oro alle Olimpiadi di Melbourne, rifiutando la possibilità di giocare negli Harlem Globetrotter.
Secondo le logiche dovrebbe giocare in NBA per Saint Louis, ma Auerbach fa letteralmente carte false per averlo ai Celtics, e porta a termine la missione. Manda a St Louis Ed Macauley e Cliff Hagan, e riceve la seconda scelta, Bill, riuscendo a dissuadere dal firmarlo Rochester, avente diritto alla prima chiamata.
L’esordio avviene il 22 dicembre al Boston Garden, ospiti proprio i St.Louis Hawks. Inizia dalla panchina, gioca solo 21 minuti. Segna 6 punti, ma sfoggia una prestazione nuova, inedita, mai vista dagli appassionati. Bill infatti salta e stoppa, apre i contropiedi ed aiuta sugli uomini dei compagni, introducendo un concetto nuovo nel basket di allora, la rotazione difensiva.
Dopo pochi mesi Russell inizia a lasciare il segno; il proprietario dei Warriors Eddie Gottlieb accusa i biancoverdi di giocare una “zona camuffata” nella quale Bill aspetta gli avversari in area per stopparli, per lo più in maniera irregolare visto che i suoi interventi sono spesso interferenza. In realtà non è vero, Russell sta solo introducendo una pallacanestro nuova, non più giocata solo con i piedi incollati a terra.
Al primo anno i Celtics si presentano in finale coi St.Louis Hawks. Si arriva in equilibrio a gara-7, decisiva sfida da giocare al Garden. Dopo due supplementari vince Boston, per Russell, dopo il titolo NCAA e quello olimpico, arriva anche l’anello NBA. Un match dal non ritorno vinto, una costante per Bill in carriera, visto che vincerà 14 gare-7 su 14.
Da lì in poi sarà un tripudio di vittorie. I Celtics steccano nel 58, ma perchè lui si fa male.
I Warriors devono fare qualcosa sul mercato per tornare ad alti livelli ed interrompere l’egemonia di Boston, prendono Wilt Chamberlain. Ex Globetrotter, Wilt è più dotato atleticamente e tecnicamente di Bill, può segnare di più. E’ uno scontro tra titani, “the big collision” dicono gli americani, una sfida tra campioni; nel corso degli anni però vince sempre la squadra di Russell, i Celtics.
L’ex ragazzino di Monroe ha un sesto senso per la vittoria, una propensione naturale per il successo.
Undici titoli in 13 stagione, i Celtics sanno solo vincere.
Auerbach lo nomina suo successore sulla panchina, pur rimanendogli vicino. Bill allena fino al 1969 quando annuncia il suo ritiro, ovviamente, da vincitore.
Finita la carriera, rilascia delle dichiarazioni di fuoco alla stampa bostoniana che definisce corrotta e razzista, e si attira le antipatie di alcuni fans a cui dichiara di non dovere nulla. Russell ebbe un pessimo rapporto con la città.
In futuro allenerà anche i Sonics ed i Kings, ma in realtà la sua vera esperienza nel mondo del basket è legata ai Celtics. E’ e resterà il più grande vincente nella storia del gioco, e non è quindi un mistero, il motivo per cui il commissioner dell’NBA David Stern battezzò “Bill Russell Award” il premio per il miglior giocatore delle Finals.