Per la terza stagione consecutiva, i Cleveland Cavaliers sono riusciti a vincere la Eastern Conference – grazie soprattutto al ritorno del figliol prodigo LeBron James – approdando alle Finals. Lì ad attenderli ci sono sempre stati i Golden State Warriors che nell’ultimo scontro dell’ormai celebre Trilogy sembrerebbero aver chiuso i conti con un sonoro 4-1. Il condizionale è d’obbligo perchè i Cavs di James sono pronti all’ennesima rivincita, alla resa dei conti, sia sul campo che fuori.
Sì, perchè secondo quanto riportato da Brian Windhorst e Zach Lowe di ESPN, i vice campioni NBA sono tra le nove squadre della lega con i conti in rosso e che nella stagione 2016/17 hanno avuto ulteriori perdite di denaro. Nella stagione 2015/16, nonostante la rimonta storica sugli Warriors, i Cavaliers hanno perso circa 40 milioni di dollari, secondo Forbes.
Il più grande colpevole della situazione finanziaria attuale della franchigia sembra essere il sistema di ripartizione dei ricavi della NBA, che punisce le squadre come i Cavs che possiedono situazioni salariale oltre il limite. Se sentiste il patron Dan Gilbert molto probabilmente vi direbbe che il colpevole (indirettamente) è LeBron James.
La scorsa stagione il team dell’Ohio ha avuto un utile di 21.7 milioni di dollari, prima di passare in rosso al termine della stessa. Il proprietario Dan Gilbert infatti è stato costretto a staccare un assegno da 24.8 milioni di dollari in luxury tax, per aver sforato il salary cap. Sono stati 126.6 i milioni di dollari a libro paga per tenere a roster Irving, LeBron, Love e compagni. Ben al di sopra dei 113.2 milioni di dollari consentiti dalla lega per la stagione 2016/17. Ma non è tutto perchè i Cavs si sono ritrovati anche a dover pagare 15.2 milioni di dollari a causa del revenue-sharing, ossia il sistema di ripartizione dei ricavi della NBA che avevamo citato poco fa, che vede le squadre “più ricche”, “pagare” le più “povere”.
Fermi! Facciamo un piccolo passo indietro, per capire ancor di più quante perdite di denaro hanno avuto i Cavs nelle ultime stagioni. Stagione 2015/16, Dan Gilbert, dopo la vittoria del Larry O’Brien Trophy si è ritrovato a pagare la bellezza di 54 milioni di dollari in luxury tax, la seconda “multa salariale” più alta della storia della NBA.
Fortunatamente Cleveland negli ultimi mesi ha avuto nuove entrate. Soldi freschi provenienti dalla sponsorizzazione sulle nuove maglie della Nike. Infatti dalla prossima stagione vedremo i Cavs con un piccolo logo della Goodyear sul petto, la famosa azienda statunitense che produce oggetti in gomma, soprattutto i “famosissimi” pneumatici. L’accordo triennale andrà a riempire il portafoglio della franchigia di circa 10 milioni di dollari l’anno.
Soldi provenienti anche dall’estesa partnership siglata con la Cleveland Clinic, l’ospedale multispecialistico situato a Cleveland, fondato nel 1921 e di proprietà della Cleveland Clinic Foundation, un’organizzazione non profit che gestisce anche le strutture affiliate in Florida, Nevada, Canada e negli Emirati Arabi.
Le altre squadre segnalate in rosso dagli amministratori finanziari della NBA sono stati gli Atlanta Hawks, i Brooklyn Nets, i Detroit Pistons, i Memphis Grizzlies, i Milwaukee Bucks, gli Orlando Magic, i San Antonio Spurs ed i Washington Wizards. Nonostante abbiano avuto il terzo peggior record della NBA, i Los Angeles Lakers invece hanno avuto il miglior profitto con 115 milioni di dollari di incassi nella passata stagione.
Il divario tra le “grandi” e le “piccole” squadre della lega in termini finanziari rappresenterà un grande tema di discussione nella prossima riunione del consiglio di amministrazione della NBA, che prenderà luogo alla fine di questo mese di settembre. Qualcosa verrà ulteriormente modificato nel salary cap o nel revenue-sharing? Ma soprattutto quanto gli sta costando il ritorno di LeBron James a Cleveland al patron Gilbert?