La Free Agency estiva, a causa degli eventi manifestati dal triangolo Irving-Thomas-Ainge, ha lasciato un profondo solco nella rivalità tra i Boston Celtics e i Cleveland Cavaliers, pronti a trasferire il proprio “scontro culturale” anche al di fuori del parquet. Oltre alla lotta per la supremazia nella Eastern Conference, le ultime dichiarazioni rilasciate da ambo le parti in causa hanno certificato la presenza di forti rivalse personali, destinante ad arricchire “ideologicamente” la diatriba nata nella passata stagione.
Il primo atto vissuto nelle ultime Finali di Conference (serie che ha visto imporsi i Cavaliers con un netto 4 a 1), sembra quindi destinato a rimanere un caso isolato dati i profondi cambiamenti strutturali delle due franchigie. Naturalmente, è ancora la trade Irving-Thomas a fare da padrona della scena: la scelta di Danny Ainge si è rivelata un vero e proprio casus belli, che ha radicalmente cambiato il futuro delle due contender.
Durante una recente intervista, Isaiah Thomas ha espresso il desiderio di voler archiviare la vicenda, manifestando ancora una volta un più che giustificabile risentimento nei confronti del G.M. dei Celtics. Il “folletto tutto cuore” è rimasto ancora legato ai tifosi bostoniani, apostrofati con le solite parole d’affetto da parte del giocatore, discorso totalmente diverso per la dirigenza biancoverde:
“Onestamente non ho intenzione di parlare ancora di quanto successo quest’estate. Ho iniziato una nuova avventura e sarebbe veramente irrispettoso continuare a parlare del passato senza quindi prestare la dovuta attenzione al proprio dovere. Io sono fatto così, questi sono i miei valori. Inoltre pur volendo, non saprei che altro dire a Danny Ainge. Siamo due persone diverse e possediamo valori appunto diversi.
Ho già espresso i miei sentimenti e le mie idee a riguardo, lui parla di business e di cose che non fanno parte del mio bagaglio culturale. Io do importanza ad altro, siamo su due mondi opposti. Non credo che parlerò ancora con lui in futuro. Voglio comunque far sapere a tutti tifosi e tutta la città di Boston che nutro il massimo rispetto e la massima riconoscenza nei loro confronti e non giocherò mai con spirito vendicativo per quanto successo“.
La risposta di Danny Ainge non si è certo fatta attendere, tramite un’emittente locale il G.M. ha infatti spiegato ancora una volta le ragioni del proprio operato, cercando di mitigare la tensione presente tra le parti in causa:
“Purtroppo questa è la parte più dura del mio lavoro, agire per il bene della squadra senza dar peso alle mie emozioni. Personalmente amo la mentalità e il modo di giocare di Isaiah e non avrei mai voluto separarmi da lui. La situazione era particolare ed era necessario agire per il futuro dei Celtics.
Come G.M. devo assolvere nel migliore dei modi al mio dovere anche se questo vuol dire andare contro la mia volontà. Esattamente ciò che è successo. Ad oggi, posso dire che ci siamo rinforzati parecchio quest’estate, Kyrie è un giocatore unico, già capace di decidere le sorti di un titolo NBA. La squadra è molto motivata ed ho visto un Brad Stevens ancora più concentrato e determinato, abbiamo tutte le carte in regola per migliorarci ancora”.
Successivamente è stato Kyrie Irving a riaccendere i toni della sfida, preparando “nel migliore dei modi” la sua prima visita da avversario alla Quicken Loans Arena in programma il prossimo 17 ottobre, data d’esordio della nuova stagione NBA:
“Ho percepito una netta differenza tra Cleveland e Boston. Passare dal Midwest alla Esat Cost è stato entusiasmante. Questa città è viva, quando sono arrivato mi sono chiesto: sto seriamente giocando per una città che vive realmente dello sport? La risposta è si, per una grande città, tra le più importanti in assoluto.
A Boston si vive una cultura sportiva totalmente diversa: questo grazie alla presenza di realtà sportive come i Boston Red Sox e i New England Patriot, vere e proprie dinastie vincenti. Naturalmente, a mio parere il merito principale è da attribuire alla dinastia dei Celtics, vera e propria colonna portante degli anni ’60 e ’80. Non avrei potuto chiedere di meglio, voglio apprendere il più possibile da questa cultura e portare i Celtics al titolo NBA!”
Le parole di “Uncle Drew” non sono certo passate inosservate tra i tifosi dei Cavs, pronti a vendicare il “tradimento” subito in estate e a far emergere l’orgoglio e il valore della franchigia dell’Ohio. Ironia della sorte, spetterà proprio a Isaiah Thomas (una volta risolti i problemi fisici) il compito di bloccare Irving e spegnere l’entusiasmo dei Celtics.
In ogni caso, il tempo dei dibattiti e delle previsioni è giunto ormai al termine, sarà quindi il parquet a decidere le sorti di questa agguerrita rivalità.