Google+ I SIGNORI DELLA NBA: Jeff Green
I SIGNORI DELLA NBA: Jeff Green

I SIGNORI DELLA NBA: Jeff Green

Al termine del lockout nel dicembre 2011 e dopo aver firmato un contratto di un anno da 9 milioni di dollari con i Boston Celtics, Jeff Green non aveva alcun problema e non vedeva l’ora di far parte della franchigia biancoverde. Ma il 9 dicembre del 2011 dopo una visita medica di routine, Green insieme al suo agente vennero convocati dal General Manager Danny Ainge e dal cardiologo dell’ospedale del Massachusetts.

A Green venne diagnosticato un rigonfiamento della radice aortica (aneurisma). Il suo contratto con i Celtics venne annullato a causa del fatto che era condizionato dalla sua integrità fisica. Il talento della pallacanestro rimase in silenzio per 90 minuti dopo aver sentito la notizia. Una diagnosi che richiedeva un intervento chirurgico a cuore aperto, con uno scenario di probabile morte.

Jeff Green era sconvolto. La prima persona a cui si rivolse fu suo padre, perchè Green stesso lo definisce simile a lui “Calmo e rilassato”. Ma non riusciva a trovare le parole giuste per dirlo a sua madre. Ore trasformate in giorni. Giorni trasformate in settimane. La mamma di Green, Felicia Akingube, è una donna dalla forte personalità, che ha partecipato a tutte le partite casalinghe del figlio nei suoi tre anni di college alla Georgetown Hoyas, tanto da essere accolta nell’arena dagli studenti con un coro a lei dedicato, fino a che Felicia non rispondeva con un cenno. “Se mi vedeva abbattuto, sarebbe diventata più nervosa. Sono il suo unico bambino, ed era difficile per lei vedere suo figlio nella condizione in cui ero”. 

Alla fine, dopo aver appreso che non avrebbe giocato in NBA per almeno un anno, nelle migliori delle ipotesi, Green diede la notizia a sua madre, circa una settimana prima di Natale. “Tutti sapevano tranne me”, disse Akingube, “Quella notte Jeff mi chiamò e mi disse:
Green: ‘Mamma’
Akingube: ‘Cosa sta succedendo?
Green: “Ho qualcosa da dirti…”
Akingube: ‘Uh oh’
Green: ‘Mi dovrò sottoporre ad un intervento chirurgico’
La mamma di Green ha subito pensato ad un intervento al dito o a una distorsione alla caviglia.
Green: ‘No, devo sottopormi ad un intervento chirurgico a cuore aperto’

I medici non avevano comunicato a Green quale fosse stata la percentuale di morte in sala operatoria, ma neanche voleva saperlo, perchè lo avrebbe spaventato di più. Così Green si recò alla Cleveland Clinic in Ohio, dove uno dei cardiochirurghi migliori della nazione, il dottor Lars Svensson, poteva eseguire l’intervento. Il Dr. Svensson tentò di programmare l’intervento poco prima di Natale, ma Green decise di aspettare almeno fino a dopo le feste in modo da poter stare insieme alla sua famiglia, forse per l’ultima volta…

Dopo un mese esatto dalla diagnosi, Green insieme alla famiglia e al suo miglior amico Willie Jennings si recarono a Cleveland per l’operazione. La notte prima dell’intervento Jeff e Jennings rimasero svegli tutta la notte a giocare ai videogiochi. Poi arrivò il Dr. Svensson per spiegare la procedura e i rischi. “Per questo tipo di operazioni c’è il rischio di morire”, ma è anche vero che nelle sue precedenti 400 procedure circa il dottore non aveva perso nemmeno un paziente.

E così fortunatamente fu anche per Green. Dopo l’intervento Green fu inviato al reparto di terapia intensiva e rimase incosciente fino al mattino successivo. “E’ stato il giorno più lungo della mia vita” ha detto la mamma di Green. “Ero seduta e potevo solo aspettare e ogni tanto facevo avanti e indietro per l’albergo”. Quando Green si svegliò avvertì un vuoto nel petto e nei suoi giorni trascorsi in ospedale era calato di 4 chili e mezzo.

Quando fu dimesso dall’ospedale la madre decise di andare a vivere con il figlio a Boston e rimase con lui per tutto il tempo della riabilitazione. Jeff Green non toccò un pallone da basket fino a maggio 2012, più di 5 mesi dopo l’intervento e non perchè Green non aveva alcun interesse a tornare in NBA, anzi il suo ritorno sui parquet è stata la motivazione principale che lo ha spinto a non mollare mai durante tutto il periodo di riabilitazione.

Anche nelle sue più rosee previsioni, giorno dopo giorno, Akingube mai avrebbe immaginato che suo figlio sarebbe tornato a giocare a basket e avrebbe fatto parte del futuro dei Celtics…

…intanto il GM dei Celtics Danny Ainge prese il vecchio contratto di Green (1 anno a 9 milioni di dollari) e lo moltiplicò per quattro (4 anni a 36 milioni di dollari). Ainge era fermamente convinto che il ragazzo del Maryland avrebbe ripreso la palla da basket in mano e che sarebbe tornato a giocare.

Forse Green è diventato un giocatore migliore attraverso questa esperienza: “E’ bello sentire che sono fonte di ispirazione. Questa è stata una cosa difficile da attraversare. Le persone che mi vedono giocare a questo livello dopo la chirurgia cardiaca, sanno che c’è una possibilità. Ma anche io ho avuto altre fonti di ispirazione. Molti ragazzini hanno attraversato questi problemi prima di me. Funziona in entrambi i modi”.

Jeff Green è tornato a disputare gare ufficiali con i Boston Celtics all’inizio della stagione 2012-2013 e non ne vuole proprio sapere di saltare una partita…