Prima della notte scorsa solo quattro franchigie (Cavs, Magic, 76ers e Blazers) rientravano nel novero di quelle che ancora non avevano acquistato nemmeno un giocatore con la nuova formula del two-way contract, soluzione elaborata ed entrata in vigore grazie al nuovo contratto collettivo siglato a gennaio di quest’anno dal sindacato giocatori e la NBA e valido dal 1 luglio (clicca qui).
Per Adrian Wojnarowski di ESPN infatti nelle ultime ore i Trail Blazers avrebbero sfruttato la nuova soluzione per raggiungere l’accordo e strappare i servigi di CJ Wilcox, guardia 26enne da Dublin (Georgia) divisosi l’anno scorso tra NBA (22 le gare in cui è sceso in campo con la maglia degli Orlando Magic) e D-League (4 match con gli Erie BayHawks, squadra satellite dei “Falchi” di Atlanta).
Ventottesima scelta al draft 2014 dei Clippers, la permanenza nella NBA per Wilcox purtroppo si è rivelata complicata quasi sin da subito: facendo fatica a ritagliarsi spazio e minuti a Los Angeles, molto presto Chris è finito nel vorticoso ping pong tra le due leghe, fenomeno questo che l’ha portato a vestire la divisa di quattro diversi team satelliti (Fort Wayne Mad Ants, Bakersfield Jam, Canton Charge e appunto Erie BayHawks) e per il quale, in un’ottica di una migliore regolamentazione, è intervenuta proprio l’assogiocatori formulando una tipologia di contratto ad hoc.
La prossima stagione così Wilcox potrà passare fino a 45 giorni con Portland che ne ha appena acquisito i diritti e il resto con una team di G-League (nuova denominazione della lega di sviluppo). Squadra però ancora da decidere, dato che la franchigia dell’Oregon è una delle poche in NBA a non avere ancora una squadra affiliata.
Con il telefono in una mano, pronto a rispondere agli eventuali richiami all’ordine da parte di coach Stotts, e una valigia sempre pronta nel’altra, Wilcox dunque cercherà di mettersi in luce e alzare nuovamente le proprie quotazioni negli States dopo quattro buonissimi anni a Washington (primo nella storia dell’ateneo per triple segnate, secondo per punti realizzati e quinto per stoppate) che l’avevano “messo sulla mappa” e soprattutto dopo le successive tre stagioni contraddistinte più da ombre che luci.
In NBA complessivamente Wilcox ha calcato il parquet per 375 minuti in 66 apparizioni totali (5,7 la media) durante i quali ha prodotto appena 2 punti di media, 0,4 assist e 0,4 rimbalzi, cifre misere neanche paragonabili a quelle messe assieme sia al college (14 punti, 3 rimbalzi, 1,6 assist e il 39% scarso da tre di media) sia nella vecchia D-League (quasi 17 punti e 4 rimbalzi di media col 42% dalla distanza e il 47% dal campo).
Ritrovando la vena di quei giorni e non perdendo la motivazione e l’ambizione di voler sfondare tra i pro Wilcox, giostrandosi col doppio impegno, potrà davvero riportare l’attenzioni su di sé e trovare il proprio posto e ruolo nella NBA.