Durante l’estate, i Pacers hanno provato a trattenere – senza successo – Lance Stephenson, sostituendolo poi con CJ Miles e Rodney Stuckey, e dando una grande chance a Solomon Hill, gran lavoratore e ottimo difensore. Ora, orfani della propria stella, distrutti dagli infortuni, hanno il miglior record della NBA nel mese di febbraio.

La maturità che sembrava mancare quando si giocavano le finali di conference sembra essere arrivata nel momento più difficile della storia recente dei Pacers.

Come è possibile tutto ciò?!

L’attacco, a635551994802980337-SMG-20141208-mje-ss1-02 febbraio, è stato il quinto migliore della Lega, tirando col 47.2% dal campo (primi nella NBA). Buona parte del merito se la prende Rodney Stuckey19 punti di media a febbraio, con il 51.2% dal campo e il 54.5% da tre punti (piacevole sorpresa, date le sue ben note difficoltà al tiro da oltre l’arco). Partendo dalla panchina, ha il vantaggio di avere meno pressioni sulle spalle, più libertà, e questo porta a risultati eccellenti. Sicuramente saranno cifre difficili da mantenere, ma al momento, aspettando Paul George, non dispiacciono.

Il nativo di Indianapolis, George Hill, ha visto un aumento del suo minutaggio. Contemporaneamente, la squadra ha visto un miglioramento delle sue prestazioni. A febbraio è stato il secondo miglior realizzatore della squadra, registrando la prima tripla-doppia della sua carriera, e nella stagione è lo scoring-leader della squadra con 13.6 punti a partita (80esimo in tutta la NBA).

David West ha tirato con il 50% a febbraio, raccogliendo anche oltre 8 rimbalzi a partita (migliori numeri stagionali). Gran parte del merito va al sopracitato George Hill e alla maestria con cui i due giocano il pick’n’roll: 21 dei 49 canestri nel mese di febbraio vengono da passaggi di Hill.

David West, George Hill

E potremmo parlare anche di un rinato Ian Mahinmi e del suo grandissimo contributo offensivo quest’anno, potremmo parlare del valore aggiunto di nome Luis Scola, del solito utilissimo Roy Hibbert, di coach Vogel (allenatore più vincente di sempre sulla panchina di Indiana) e del modo di compattare il gruppo per far fronte a un’assenza importante.

Parleremo, invece, di due fattori altrettanto importanti nella corsa ai Playoffs dei Pacers.

Il calendario diventa un po’ più semplice. 13 delle ultime 23 partite sono in casa, alcune di queste contro squadre che hanno poco da chiedere alla stagione (vedi New York Knicks). Questo potrà tornare utile nella lotta a sei per gli ultimi due posti nei Playoffs, lotta che coinvolge – oltre ai Pacers –  Miami, Brooklyn, Charlotte, Boston, Detroit. Brooklyn e Indiana sono le uniche a non aver fatto grandi movimenti nel roster, ma la franchigia di Indianapolis, come tutti sappiamo, è in attesa.

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E qui arriviamo al secondo importantissimo fattore.

Il rientro di Paul George, previsto per metà marzo, porterebbe i Pacers ad innalzare ulteriormente la qualità del gioco espresso. Giusto per ricordare, lo scorso anno PG segnava 21.7 punti ad allacciata di scarpe, ed era primo in squadra anche per le rubate (1.9) e per efficienza (20.1), oltre a essere secondo in rimbalzi (6.8) e assist (3.5).

Dal suo ritorno dipenderà tanto, forse tutto. Dopo qualche mese, Indiana ha capito come giocare (e vincere) anche senza di lui: questi progressi possono far dormire sonni tranquilli a coach Vogel, anche nel caso in cui il nativo di Palmdale non dovesse tornare subito ai livelli cui ci ha abituato. Certo, nel caso dovesse tornare “quel” Paul George, questi Pacers potrebbero alzare, e non di poco, il livello della competizione nella Eastern Conference.

Cominciate a tremare.