Quando Tex Winter idealizzó il cosiddetto “triangolo“, nessuno avrebbe mai pensato che potesse condurre a tanti successi. L’apporto di Phil Jackson fu incisivo e disarmante, ma nessuno pensa e pensò che fu solo merito della “triangle offense“.
Ciò significa che, a volte, non importa quale arma si usi per ottenere la vittoria, bensì come la si usi e, soprattutto, in che determinato contesto la si usi.
Proprio per questo motivo, siamo abbastanza sicuri che nella prossima stagione, non vedremo più quella sofisticata azione offensiva, fino a queste due stagioni fatta utilizzare a New York, da una squadra formata prettamente da giocatori inesperti e non in grado di ricavare beneficio dallo schema sopracitato.
Le colpe/responsabilità della sorte dei Knicks, perlomeno nelle due stagioni precedenti, ricadono ovviamente su Jackson, che però – nonostante i vari errori – non deve essere sminuito né denigrato, poiché rimane un uomo che è parte integrante della storia del gioco, ma anche sull’ambiente della Grande Mela, che ha poi influenzato (quasi) tutta la stagione dei Knicks.
Se vogliamo, oltre ad alcune scelte strategicamente discutibili come la chiamata per i vari Lee, Rose e Noah, la responsabilità di Phil, sta proprio nell’aver voluto a tutti i costi, a causa della sua cocciutaggine e confidenza nei propri mezzi (che, però, un tempo ha reso possibile tanti trionfi), utilizzare proprio il triangolo. Utilizzando il triangolo, infatti, i Knicks sono drasticamente scesi dal quindicesimo posto al ventitreesimo per efficenza offensiva nel 2016-17. Inoltre, causa un antiquato attacco, i Knicks erano 21esimi la scorsa stagione per possessi quando utilizzavano il triangolo e 15esimi in maniera assoluta.
L’era degli alibi è ora giunta al termine, poiché quest’anno qualcosa ci si deve aspettare da questi Knicks.
Come primo punto è da ribadire il fatto che non è necessariamente lecito aspettarsi un approdo ai Playoffs, ma tutti si aspettano un salto di qualità generale (soprattutto caratteriale) da dimostrare nei momenti di difficoltà.
Il salto di qualità lo si aspetta soprattutto da Porzingis, il quale o decide in maniera convinta di restare e fare qualcosa di buono a New York, oppure decide di fare le valigie e premere per andare. Porzingis ha, infatti, recentemente criticato l’organizzazione dei Knicks e si sente frustrato dall’ambiente che lo circonda. Se questo fosse dovuto alla presenza di Jackson, allora in questo momento non ci sarebbero più problemi; ma, qualora l’Unicorno volesse andarsene, sarebbe meglio adoperarsi per qualche trade o qualche opera di convincimento.
Sicuramente nel corso della prossima stagione non vedremo l’attacco triangolo: coach Hornacek non lo utilizzerà, sia per i recenti risultati che per un gruppo troppo giovane per poter assodare determinati concetti.
Un altro salto di qualità lo si deve aspettare da Anthony, il quale dovrà rendersi malleabile per il bene della squadra, non per amor proprio, sempre se dovesse restare.
Inoltre il salto di qualità dovrà avvenire per Hardaway, per 70 milioni di motivi che non stiamo qui ad elencare.
Sfruttando la giovane età media di questi Knicks, probabilmente a Manhattan vedremo un gioco “fast–paced“, ovvero un gioco veloce e con molti tiri, con transizioni semplici ed efficaci, che conduce appunto ad un elevato numero di possessi. Ciò è facilmente realizzabile, poiché questa modalità di gioco è propriamente adatta ad un team giovane ed atletico, quale è quello dei Knicks.
Tutto sarà però più interessante se i giovani prospetti, come Hernangomez e Ntilikina, dovessero mostrarsi dediti alla causa Knicks: raggiungere la fioca luce che si intravede alla fine di questo lungo tunnel.
Un altro aspetto che cambierà nel “melting pot” di Manhattan sarà il quintetto.
Porzingis e Anthony saranno gli assi portanti della squadra, sia dal punto di vista empirico che offensivo. Gli altri tre slot saranno occupati da Hernagomez, Hardaway e Ntilikina.
Non stiamo parlando di una squadra da Playoffs (ma tutto può succedere, date le condizioni della Eastern Conference), ma di certo questi Knicks sono giovani e interessanti e chissà, forse il tragitto per trovare la luce è più corto di quello che sembri.