A meno di un anno dall’uscita dal mondo politico di Barack Obama, i più ricorderanno sicuramente la sua sconfinata passione per il basket, praticato dai tempi dell’high school, quando si dilettava con l’amata mano sinistra tra tiri da fuori e, pare, anche qualche schiacciata. Una passione tanto folle quella di Obama, da diventare centrale nel dietro le quinte delle più importanti decisioni prese dall’ormai ex Presidente degli Stati Uniti d’America, avendo egli stesso dichiarato come due tiri a canestro nel cortile della Casa Bianca lo aiutassero a combattere lo stress dovuto al suo ruolo delicato.
Neanche a dirlo, durante i suoi due mandati da Presidente degli Stati Uniti d’America, Barack Obama aveva continuato con estremo piacere la prassi che vuole, tra gli altri principali sport americani, anche la squadra NBA campione in carica far visita (previo invito) alla stanza ovale più famosa del mondo. Nello specifico le squadre da lui invitate nel corso degli ultimi anni sono state i Los Angels Lakers, i Dallas Mavericks, i Miami Heat, i San Antonio Spurs con tanto di dedica nostalgica al nostro Marco Belinelli (Obama è un noto tifoso Bulls n.d.r.), i Cleveland Cavaliers ed i Golden State Warriors.
Proprio i Golden State Warriors, campioni NBA in carica, stanno alzando l’ennesimo polverone di polemiche sull’attuale Presidente degli Stati Uniti d’America Donald Trump. Anzi, a dire il vero, le polemiche sono scaturite non direttamente per colpa dei Warriors, ma a causa di una recente dichiarazione di Kevin Durant, che ha fatto sapere di non essere in linea con la politica dell’istrionico Trump (benvenuto nella lista Kevin n.d.r.) e che, qualora invitato, non si presenterebbe presso la Casa Bianca a Washington. Durant ha anche aggiunto che, con ogni probabilità, anche i suoi compagni di squadra, Curry & C., sarebbero in linea con il suo intento, qualora si palesasse l’invito da parte di Trump.
La questione dell’invito, si osservi bene, non è assolutamente secondaria, in quanto ad oggi Donald Trump non ha ancora dato mandato al suo entourage di diramare l’invito ai Golden State Warriors per onorare i campioni NBA in carica. Sembra, infatti, che Trump sia intenzionato a interrompere questa tradizione made in USA che, si badi bene ha origini molto più antiche della stessa passione di Obama per il basket.
Creato l’impasse, la soluzione sembra non avere chiavi di svolta, con da un lato un Presidente restio a dare importante a tradizionali onorificenze e dall’altro lato dei giocatori (Durant su tutti) ostili alla politica di questo stesso Presidente.
È notizia recente l’intervento del Commissioner Adam Silver nel tentativo di buttare acqua sul fuoco, invitando i giocatori NBA a rispettare un eventuale invito da parte dell’attuale Presidente degli Stati Uniti d’America, arrivando addirittura a prospettare, se non minacciare, che onorare l’invito possa diventare obbligatorio.