Google+ Competenze e fiuto dell'affare, il draft dalla decima in giù
Competenze e fiuto dell’affare, il draft dalla decima in giù

Competenze e fiuto dell’affare, il draft dalla decima in giù

Siamo ormai a metà Marzo, e come ogni anno negli Stati Uniti sale la febbre cestistica del college, la March Madness. Il torneo universitario sarà un’altra grande vetrina per i team Nba, che potranno valutare i talenti da scegliere al prossimo draft; quello del prossimo 26 Giugno si preannuncia ricco di talenti, come Wiggins, Parker, Randle e tanti altri.

Jabari Parker Andrew Wiggins

Basteranno però questi giovani per cambiare totalmente il volto alle prime squadre che sceglieranno? Eccezion fatta per Lebron James, negli ultimi anni nessun giocatore ha trasformato la franchigia dove è approdato in maniera tale da farla diventare competitiva per il titolo, e, probabilmente, non succederà nemmeno in questa occasione.

Non sempre le primissime scelte si rivelano azzeccate, anzì, a volte sono gli “steals of the draft” a suscitare i risultati migliori. Con questo termine si intendono comunemente quei giocatori che sono stati chiamati con una scelta molto bassa, e che nel corso della carriera si impongono invece come all-star o comunque come giocatori molto più forti di tanti altri scelti prima.

Tony Parker draft nba 2001

SAN ANTONIO SPURS, REGINA DEL DRAFT- Chi negli ultimi 20 anni ne ha fatto una vera e propria arte sono i San Antonio Spurs. La squadra texana infatti, dopo aver preso Duncan alla numero 1 nel 1997, è sempre stata competitiva, trovandosi quindi, in base al sistema della draft lottery, a scegliere sempre in posizioni molto basse. Nonostante ciò i bianconeri hanno portato a casa gente del calibro di Ginobili (57° nel 1999), Tony Parker (29° nel 2001), Splitter (28° nel 2007), Dragic (45° nel 2008) e Leonard (15° nel 2011), scelto formalmente da Indiana  su ordine di San Antonio, che in cambio cedette ai Pacers George Hill (scelto dagli Spurs alla 26 nel 2008).

Non male anche il lavoro dei Pacers, capaci nel solo draft 2010 di assicurarsi Paul George alla 10 e Lance Stephenson alla 40, due talenti che sono andati a rinforzare una squadra, che aveva come riferimento Roy Hibbert, selezionato alla numero 17 nel 2008.

LA SVOLTA DEI JAZZ- Ma le steals of the draft possono valere come le prime scelte assolute e cambiare il volto ad una franchigia? E’ molto difficile, ma si, possono farlo. E’ la storia degli Utah Jazz a metà degli anni 80′. La squadra faticava ad essere competitiva, ed era anche alle prese con cambiamenti societari. La squadra non era troppo competitiva, ma aveva comunque una posizione non alta al draft. La radicale svolta avvenne con l’abilità e la fortuna dei dirigenti, che portarono a Utah Stockton nel 1984 alla numero 16, e Karl Malone alla 13 l’anno successivo. Non sapendolo, in casa Jazz era arrivata la coppia d’oro che avrebbe permesso alla franchigia di arrivare ai massimi livelli nel decennio successivo…

John Stockton e Karl Malone

Oltre a quelle già citate, fra le steal of the draft più celebri, si ricordano Kobe Bryant (13° scelta dei Lakers), Stojakovic (14°) e Steve Nash (15°) nel 1996. Altre sorprese ci furono nel 2001 con Gilbert Arenas 31° scelta, Gerald Wallace 25esima e Zach Randolph 19esima.

Kobe Bryant draft Nba

L’anno seguente Carlos Boozer fu selezionato da Cleveland, alla 5° scelta del secondo giro. Altre scelte interessanti furono Mo Williams (draft 2003, 47° scelta), David Lee (draft 2005, 30° scelta), Monta Ellis (draft 2005, 40° scelta), Rajon Rondo (draft 2006, 21° scelta) e Marc Gasol (draft 2007, 47° scelta).

Infine, arrivando a tempi più recenti, da segnalare il draft 2008 con Ibaka, Chalmers e DeAndre Jordan rispettivamente 24esima, 34esima e 35esima scelta, e quello del 2011 con l’affare di Houston che prese Parsons al 38° turno, quello di Isaiah Thomas al 60° e Kenneth Faried come 22esima chiamata.