A 31 anni Marco Belinelli si appresta a giocare la sua undicesima stagione NBA tra le fila degli Atlanta Hawks, sua ottava squadra nell’esperienza americana, a dimostrazione del fatto che Il Beli in questi anni è stato un giocatore che ha dovuto ricominciare spesso da zero, provando, altrettanto spesso, di potercela fare.
E per l’ennesima volta, proprio nella sua nuova esperienza nello stato della Georgia, Marco dovrà ricominciare, dovrà dimostrare di poter far parte del mondo NBA, di poterci stare nonostante l’età che avanza, nonostante un contratto in scadenza, nonostante chi sarebbe pronto a scommettere che la prossima stagione possa essere la sua ultima al di là dell’oceano.
Ma lasciando per un attimo da parte gli aspetti emotivi, e cercando di andare avanti con ordine e metodo, ci si accorge che la stagione appena trascorsa, in maglia Charlotte Hornets, è stata una delle migliori per Marco Belinelli. La guardia nativa di San Giovanni in Persiceto ha tenuto medie di 10.5 punti, 2.4 rimbalzi, 2.0 assist, con il 42.9% dal campo, il 36.0% dalla lunga distanza e l’89.3% ai liberi, a fronte di un impiego di 24.0 minuti a partita.
Questi numeri potrebbero dire poco, ma se proporzionati su 36.0 minuti di impiego e confrontati con le precedenti stagioni, ci dicono che da un punto di vista realizzativo Il Beli ha appena giocato la sua migliore annata (15.8 punti), seconda soltanto al suo primo anno in maglia Spurs (16.3 punti). Inoltre, le 74 gare disputate, a fronte delle 82 disputabili, ci dicono che Marco Belinelli ha dimostrato una solidità fisica che non sempre lo avevo contraddistinto nell’arco della sua carriera, una solidità che è stata recentemente confermata nell’Europeo da poco disputato, nel quale Marco è stato anche assoluto protagonista fino all’uscita dell’Italia ai quarti per mano della Serbia (vicecampione a fine torneo n.d.r.).
Dunque, se apparentemente l’età sembra apportare al nostro Belinelli nuova linfa, neanche fosse un ottimo Sangiovese di Romagna, anche da un punto di vista tecnico le prospettive sono più che rosee. Come noto Mike Budenholzer è un coach scuola Spurs, avendo ricoperto il ruolo di vice di Gregg Popovich da quando questi ha messo piede sulla panchina degli Speroni (parliamo del lontano 1996) fino al 2013, di fatto andando via proprio prima dell’approdo in Texas di Marco Belinelli.
Coincidenza allora?! Può darsi, ma sicuramente nello scambio che ha portato Dwight Howard agli Charlotte Hornets, c’è da scommetterci che un peso importante è stato giocato proprio da Marco Belinelli come pedina di scambio. Non è un segreto che coach Budenholzer, così come coach Popovich, predilige giocatori in grado di eseguire, e in questo Belinelli è una sicurezza, avendo in carriera segnato con assistenza il 69.0% dei suoi tiri da due punti e ben l’87.9% dei suoi tiri da tre punti.
I minuti di impiego di Belinelli, inoltre, saranno influenzati anche dalle sue percentuali dagli angoli, da cui nel corso della passata stagione ha tirato con uno stratosferico 46.3%. Anche alla luce di fattori oggettivi, siamo pronti a scommettere che il nostro Marco Belinelli dimostrerà, una volta di più in carriera, di essere un giocatore da NBA.