Salutato Gordon Hayward, uomo franchigia nonché top scorer della squadra nelle ultime quattro stagioni, in casa Jazz si è deciso di ricostruire partendo ancora dalla difesa, primo e importante tratto distintivo del team dello Utah su cui coach Snyder ha investito, ottenendo in cambio dividendi importanti, da qualche tempo a questa parte: le addizioni di Thabo Sefolosha, Jonas Jerebko e Ekpe Udoh vanno chiaramente in questa direzione.
Nell’altra metà campo invece toccherà sopratutto al neo arrivato Ricky Rubio (che con Rudy Gobert formerà un interessantissimo asse play-pivot tutto europeo) portare estro e provare ad accendere i vari Derrick Favors, Joe Ingles, Joe Johnson e, fra gli altri, pure Rodney Hood.
Dal proprio numero 5 in particolare il management dei Jazz si aspetta – partito quello che era il principale terminale offensivo – un deciso e consistente salto di qualità specialmente in attacco (12.7 punti, 3.4 rimbalzi, 1.6 assist con il 41% scarso dal campo e il 37% da tre le sue cifre lo scorso anno).
La versatilità in suo possesso infatti, unita alla capacità di mettere a segno tanti punti in poco tempo e alla varietà delle soluzione offensive nel proprio bagaglio tecnico, lo rende uno dei pochi della sua età in grado, se in salute, di poter coprire in maniera altamente redditizia tutti e due gli spot di ala.
Conscio di questo, lo staff tecnico di Utah ha passato gran parte dell’estate a stretto contatto con il proprio pupillo, facendolo lavorare proprio con l’ottica di aumentarne la produttività e quindi su fondamentali e mosse in grado di rafforzarne la pericolosità offensiva.
Oltre che sul campo tuttavia, Hood negli ultimi giorni ha avuto conferma della nuova investitura e del nuovo ruolo pensato per lui dai Jazz anche a livello contrattuale, visto che da qualche giorno la società pare aver avviato con il suo entourage i discorsi per l’estensione del proprio contratto da rookie.
Le trattative (che, oltre la 23esima scelta del draft 2014, coinvolgeranno alla stessa maniera anche Dante Exum) potranno protrarsi fino alla deadline del 16 ottobre quando, in caso di mancato accordo, Hood diverrà un potenziale restricted free agent, obbligando così successivamente i Jazz a pareggiare le eventuali offerte per trattenerlo.
Nello Utah in ogni caso sono ottimisti sul fatto che la firma sul nuovo contratto possa arrivare entro quella data visto, tra l’altro, il reciproco interesse dalle parti in questione a continuare la convivenza insieme. Passato questo fastidioso ma inevitabile scoglio, i tifosi a Salt Lake si aspettano quindi di vedere un giocatore finalmente sano (59 le gare giocate lo scorso anno e più in generale mai in tre stagioni ha preso parte a tutte le 82 partite di regular season), in grado così per il bene di se stesso e dei Jazz di poter esprimere tutto il proprio potenziale e mantenere alta l’asticella delle ambizioni di squadra anche dopo l’addio di H20. Molto però dipenderà proprio, secondo i piani di coach S, dalle mani e dall’atletismo di Rodney Hood.