In una Free Agency a dir poco frenetica ed imprevedibile, i San Antonio Spurs hanno gestito con una proverbiale calma le proprie risorse presenti nel roster, confermando il proprio asset di gioco e rinforzandosi solo con acquisti mirati come Rudy Gay, ovvero dei giocatori capaci di innalzare la qualità e l’efficacia degli schemi utilizzati da Gregg Popovich.
Il trentunenne da Baltimora (scelto dagli Houston Rockets con l’ottava scelta assoluta del Draft 2006), nonostante non sia mai riuscito nel corso della sua carriera ad affermarsi pienamente come un “All Star”(i continui problemi fisici hanno sicuramente influenzato la carriera del giocatore), rappresenta comunque una valida soluzione offensiva per le trame d’attacco degli Spurs: apparsi eccessivamente legati alle soluzioni create dal proprio uomo-franchigia Kawhi Leonard. La pesante sconfitta subita contro i Golden State Warriors nelle ultime Finali di Conference (serie terminata con un sonoro 4-0 in favore dei californiani) è una ferita ancora aperta nella memoria degli “speroni”, fortemente determinati a vendicare lo sweep subito nel minor tempo possibile.
L’infortunio subito da Leonard nel corso di gara-1 delle sopracitata serie, ha sentenziato la sconfitta degli uomini di Popovich, colti impreparati all’eventualità di dover riempire il vuoto offensivo lasciato dalla propria “All Star”. In particolar modo, è stato LaMarcus Aldridge a pagare il dazio più pesante della debacle, venendo etichettato come un giocatore evanescente e non adatto a ricoprire il ruolo di “secondo violino” della squadra. In tal senso, Rudy Gay (18.7 ppg, 6.3 rpg, 2.8 apg nella passata stagione) potrebbe rappresentare il “tassello mancante” dello scacchiere texano.
L’ex promessa dei Sacramento Kings può infatti garantire il dovuto supporto all’attacco degli Spurs, prendendo sulle spalle la squadra nei momenti di blackout di Aldridge e togliendo di fatto parte dell’eccessiva responsabilità realizzativa dalle mani di Lenoard. In particolar modo sarà interessante scoprire se la “cura Popovich” riuscirà a rilanciare anche Rudy Gay come successo con Boris Diaw, Patty Mills, Danny Green, Marco Belinelli e tanti altri, fino ad arrivare ad un “mostro sacro” come Manu Ginobili: giocatore mai apprezzato fino in fondo nella NBA, salvo poi trovare la propria “consacrazione” negli storici successi ottenuti a San Antonio.
Ovviamente, per far si che ciò accada, sarà necessaria una forte sensibilizzazione alla causa dei nero-argento e soprattutto la creazione di un vero e proprio senso di appartenenza alla cultura degli Spurs. Scuola di pensiero ben nota ormai a tutto l’ambiente dell’AT&T Center, abituato ad investire sui talentuosi giocatori in cerca di riscatto. La parola d’ordine è quindi Q.I. cestistico, peculiarità da sempre nelle corde del nuovo giocatore di San Antonio.
L’adattamento di Gay nella nuova realtà sembra quindi dipendere solo dal tempo utile a trovare il giusto feeling con i compagni di squadra, come testimoniato dalle parole dello stesso Popovich: il tecnico statunitense ha da subito apprezzato la determinazione e la professionalità del giocatore, assicurandone un costante utilizzo nel corso della stagione. La risposta del diretto interessato non si è certo fatta attendere, pronto a giurare fedeltà al nuovo allenatore, etichettato come “il miglior coach tutt’ora presente nella lega“.
Aspettando di ritrovare il solito Tony Parker e il miglior Kawhi Leonard (entrambi i giocatori hanno subito un pesante infortunio nel corso dei Playoffs), San Antonio punterà tutto sull’unità del proprio roster, cercando di creare il miglior affiatamento possibile.
A prescindere dai nomi a disposizione infatti, con ogni probabilità San Antonio si ritroverà (come spesso accade negli ultimi anni) tra le principali pretendenti al titolo NBA. Se c’è una cosa infatti che gli Spurs ci hanno insegnato nel corso della loro lunga dinastia, è che non bisogna mai dare per vinta la banda di Gregg Popovich.