Quella di ieri, lunedì 16 ottobre, era una data che molti probabilmente avevano segnato sul calendario: se da un lato per alcuni rappresentava solo l’ultimo giorno di spasmodica attesa prima dell’inizio della stagione NBA 2017/2018, dall’altro per diversi giocatori coincideva con la deadline per rinnovare il proprio contratto ed evitare di diventare Restricted Free Agent nella prossima finestra di mercato.
In quest’ottica hanno fatto abbastanza rumore le notizie dei mancati prolungamenti di Jabari Parker e Marcus Smart rispettivamente con i Milwaukee Bucks e i Boston Celtics, squadre che fino all’ultimo sono state in trattativa con gli agenti dei propri giocatori non raggiungendo però in entrambi i casi alcun tipo di accordo.
Il mancato rinnovo dei due tuttavia, va comunque contestualizzato e interpretato tenendo conto del diverso momento e della differente situazione che stanno vivendo uno nel Wisconsin e l‘altro nel Massachusetts. Bisogna infatti ricordare che Parker sta ancora recuperando dalla seconda rottura (la prima era stata nel 2014) al legamento crociato del ginocchio sinistro e le previsioni più ottimistiche parlano di un rientro in campo previsto non prima del prossimo febbraio.
Trattandosi del secondo infortunio di grave entità, è normale che in casa Milwaukee si siano fatti più di una domanda sul livello a cui il 22enne prodotto di Duke potrà realmente tornare dopo l’ennesima delicata operazione seguita da una lunga fase di riabilitazione.
Data l’incerta situazione e considerato che stiamo parlando di un giocatore di sicuro valore (le cifre che il numero 12 stava mettendo assieme prima di farsi male erano le migliori della carriera), aver fallito l’estensione del contratto è un evento che non va per forza letto negativamente per i Bucks: la dirigenza di Milwaukee così facendo può tutelarsi e verificare appieno come e quando Parker riuscirà a recuperare, mantenendo allo stesso tempo la possibilità di continuare il rapporto con il proprio giocatore pareggiando qualsiasi offerta proveniente dalla prossima Free Agency.
Molto differente invece è il caso di Marcus Smart che, contrariamente a Parker, gode di ottima salute senza però convincere pienamente lo staff tecnico dei Celtics. L’apporto difensivo dell’ex Oklahoma State non si discute ma la relativa concretezza al tiro, unita all’approdo in squadra di giocatori di talento nella metà campo offensiva (Kyrie Irving e Gordon Hayward su tutti) potrebbero portare la dirigenza biancoverde a “sacrificare” il proprio prospetto in favore di una nuova “All Star”.
Ciò non vuol dire che Boston abbia già deciso di rinunciare al proprio giocatore (Smart ha espresso più volte la volontà di legarsi nuovamente a Boston, inoltre sarebbe controproducente creare malumori nel proprio roster avendo davanti un’intera stagione NBA). La franchigia del Massachusetts (così come fatto dai Bucks), si è infatti assicurata un maggior lasso di tempo per valutare quale possa essere il reale valore di Marcus Smart, riservandosi il diritto di pareggiare le offerte per il ragazzo qualora coach Stevens ritenga assolutamente necessario trattenere a Boston il nativo di Flower Mound.
I due giocatori “insoddisfatti”, si vanno così ad aggiunge ad una compagnia niente male di cui fanno già parte anche Rodney Hood, Zach LaVine, Julius Randle, Jusuf Nurkic, Clint Capela e la coppia di Orlando Aaron Gordon–Elfrid Payton, tutta gente che come i due sopracitati hanno più di un interrogativo legato alla loro persona: alcuni di loro (come Parker) stanno recuperando da un infortunio mentre altri (come Smart) devono ancora convincere o esplodere pienamente.
Da domani le responsabilità dell’eventuale conferma sarà completamente tra le mani degli stessi giocatori, chiamati a dare finalmente atto delle loro capacità. L’attesa è finita e anche per questi RFA è quanto mai arrivata l’ora di iniziare a fare sul serio.