“Siamo sempre stati considerati la seconda squadra di Los Angeles, le stelle dello spettacolo vanno a vedere i Lakers, ma non noi. Si dice che non abbiamo veri tifosi, ma che quelli che vengono a vedere le nostre partite sono solo quelli che non trovano il biglietto per i Lakers. E’ arrivato il momento della riscossa, è arrivato il momento anche per noi di vincere qualcosa!”

Potrebbe essere questo il pensiero di un tifoso dei Los Angeles Clippers vissuto sempre all’ombra della prima squadra di Los Angeles per titoli vinti, i Lakers. La franchigia nata nel 1970 inizialmente giocava a Buffalo ed aveva la denominazione di Buffalo Braves, nel 1978 si sposta a San Diego per poi sei anni dopo trasferirsi definitivamente a Los Angeles. La franchigia non è mai stata una squadra d’èlite della Lega, non ha mai raggiunto risultati significativi e poche sono le stelle che nel corso degli anni hanno vestito la maglia dei Clippers.

Uno di questi è Bob McAdoo, poi visto anche in Italia con Milano, Forlì e Fabriano, seconda scelta del draft del 1972, Ernie Di Gregorio, Dominique Wilkins, Elton Brand, Sam Cassell ed anche Moses Malone che merita un capitolo a parte. Con Malone gli allora Buffalo Braves commisero un gravissimo errore di valutazione. Infatti dopo solo due partite fu ceduto agli Houston Rockets con cui divenne una stella della Lega vincendo successivamente due titoli di MVP della stagione.

maxresdefault[1]

Tra le disavventure dei Clips non si può non citare il caso Donald Sterling della scorsa stagione. Proprietario della franchigia dal 1981 accusato di razzismo ed espulso per sempre dalla NBA dal Commissioner Adam Silver. La franchigia passa così nelle mani di Steve Ballmer ex amministratore delegato della Microsoft, i cui balletti ed esultanze alle partite sono ben presto diventati un cult.

Le stelle dei Clippers di oggi sono Chris Paul e Blake Griffin. Due grandi giocatori senza dubbio, come tanti i dubbi che attanagliano la loro carriera fin dagli esordi nella NBA. Il play è uno dei migliori nel suo ruolo, forse considerato il migliore fino all’esplosione di Stephen Curry, ma a lui e a Griffin è sembrato sempre mancare il “centesimo per fare la lira”.

E se il vento fosse cambiato? Se tutti i dubbi su di loro ed i Clippers quest’anno venissero spazzati via? Molti, prima della serie contro San Antonio considerava quest’ultimi favoriti e sul 3-2 Spurs con gara-6 da giocare all’ AT&T Center pensavano che la serie fosse ormai giunta al termine. Così non è stato, ed a gara-7 la firma di Chris Paul ha permesso ai Clippers di eliminare i campioni in carica e dare un’iniezione di fiducia a tutto l’ambiente.

Chris-Paul-And-Blake-Griffin-Wallpaper-5[1]

E’ sicuramente troppo presto per considerare questi Clippers favoriti nella corsa all’anello, ma la squadra di Doc Rivers sembra somigliare sinistramente (per gli avversari) ai Dallas Mavericks del 2011. Ricordate i dubbi che c’erano su Nowitzki, Terry ed in generale sulla franchigia di Mark Cuban? Poi sappiamo quella stagione come andò a finire.

Ormai fare i playoff non basta più, le ambizioni sono alte ed il sogno non tanto nascosto è quello di vincere l’anello. Per fare di LA sponda rosso-blu una contender ci volevano due ingredienti che ora sembrano esserci tutti. In primis i predetti Paul & Griffin avrebbero dovuto fare un salto di qualità soprattutto mentale ed il supporting cast avrebbe dovuto giocare al meglio delle sue possibilità.

Paul ha marchiato a fuoco la serie contro San Antonio mentre Griffin con triple doppie sta dimostrando di essere un giocatore totale, di saper fare tutto e di non essere solo salti e schiacciate.

New Orleans Pelicans at Los Angeles Clippers

Barnes sta facendo il suo dovere, difendere forte sull’attaccante perimetrale più forte degli avverarsi e punire da tre punti sugli scarichi di Paul, Crawford è un sesto uomo capace di mettere punti sul tabellone quando in campo c’è la second unit, Redick è una macchina da triple e sta giocando forse il miglior basket della sua carriera, DeAndre Jordan prende rimbalzi e stoppa.

E poi c’è Rivers. No, non l’allenatore ma Austin Rivers il figlio di Doc. La sua partita in gara-3 contro Houston è stata fantastica. 25 punti in 23 minuti con 10/13 dal campo, ma anche in gara-1 ha dimostrato di poter guidare la squadra nella larga vittoria Clips 117-101 nonostante l’assenza di Paul. Vincere il titolo non sarà per nulla facile.

Il barba non si arrenderà tanto facilmente ed eventualmente ci sarà da battagliare contro Curry & Thompson o Randolph & Gasol per la vittoria della Conference. E se si dovesse arrivare alle Finals tutto quello fatto in passato non conterà ma conterà solo chi rimarrà in piedi sulla sirena dell’ultima partita della stagione. Sarà difficile ma ormai i Clippers sono sulla carta geografica della Lega e hanno mandato un messaggio preciso e chiaro a tutti gli avversari: per il titolo ci siamo anche noi!