7 maggio 1995. Ricorrenze come la seguente vanno celebrate. Perché rare, quasi irripetibili. Al Madison Square Garden di New York, vetrina per eccellenza del basket mondiale, uno smilzo ragazzo di 30 anni, testa lucida e orecchie a sventola, sta per entrare nel mito. Dalla porta principale.
E’ Reggie Miller, n. 31 degli Indiana Pacers che quella sera di vent’anni fa, a perdere non ci stava proprio. Semifinali della Eastern Conference, Gara-1. I Knicks dell’All Star Patrick Ewing sono i favoriti; il punteggio, a pochi secondi dal termine, non palesa altre verità.
“E’ stato pazzesco, molte cose dovevano accadere per permettere che noi vincessimo”
Ha dichiarato Reggie Killer Miller. Ma cosa, vi starete chiedendo? Ehm, anche scriverlo fa un certo effetto. Pensate assistervi. Immaginate esserne l’artefice. Il 31, quella sera, piazzò 8 punti in 8.9 secondi. Due triple, due tiri liberi.
I Pacers, sotto 99-105 prima dell’exploit , vinsero per 107-105.
Furono attimi psichedelici dove il caos dei Knicks causante una sequela inaudita di errori venne punito dalla perfezione di Miller.
La seconda tripla, in particolar modo, colpisce per dinamica e lucidità: dopo la prima bomba, Anthony Mason tentò di effettuare la rimessa dal fondo con la pressione alta dei Pacers; scivolone del compagno Greg Anthony e palla in mano a Miller, dentro l’area. Dunque, corsa verso la linea da tre del Killer e perla dall’arco, praticamente ad occhi chiusi. STANDING OVATION, what else?
E pensare che i Knicks, pochi anni prima, erano stati vittima di un’altra semi-impresa del n. 31 dei Pacers, autore di 25 punti con 5 triple in Gara-5 delle Finals di Conference con rimonta Indiana da -20 e vittoria. Ispirato al Madison, non c’è che dire.
Ogni appassionato custodisce gelosamente un suo particolare momento di basket da considerare quale intima “investitura divina” al Gioco. Tra personalismi vari, ci sono eccezionali frammenti che valgono come illuminazione per tutti, sempre e comunque.
Reggie Miller, grazie, hai reso speciale un giorno normale!