Ron Baker, Ramon Sessions, Frank Ntilikina e Chasson Randle: sulla carta il reparto point guard è quello in cui i New York Knicks dovrebbero essere maggiormente coperti. Il condizionale però in questo caso è d’obbligo ed è legato ai dubbi (legittimi) che accompagnano questi quattro nomi attualmente a roster per gli arancioblu.
Se è praticamente sicuro infatti che Randle svolgerà il ruolo di comprimario o poco più e che Baker (non uno dei top player in quella posizione) dovrebbe essere il prescelto per entrare nello starting five di coach Hornacek, al contrario sono più d’uno gli interrogativi attorno al rendimento di Sessions (31 anni e 10 stagioni alle spalle, l’ultima delle quali in maglia Hornets con sole 50 gare disputate e le peggiori cifre della carriera) e del rookie Ntilikina, dal quale è lecito aspettarsi un fisiologico periodo di assestamento per comprendere e integrarsi nel basket a stelle e strisce.
Detto questo ed escludendo il francese che sarà al primo anno nella lega, nessuno degli altri tre ha raggiunto l’anno scorso i 7 punti, 3 assist e i 2 rimbalzi complessivi, fatto certamente non molto incoraggiante se si guarda in generale a quella che potrebbe essere la regia dei Knicks per il 2017/2018 che, se proprio dovesse rimanere così, potrebbe vivere molto più di acuti dei singoli che di continuità collettiva ad alto livello.
Per questo motivo a New York stanno pensando sempre più insistentemente a rafforzare il reparto con un elemento in grado di alzare ulteriormente la qualità generale a livello di PG e dare un minimo di certezza in più in quel ruolo.
In quest’ottica attualmente i principali indiziati sono Jarret Jack e soprattutto Trey Burke, sul quale nelle ultime ore pare, secondo fonti vicine alla franchigia della Grande Mela, che New York abbia rivolto le attenzioni maggiori, superando in questa maniera la candidatura del 33enne veterano ex Warriors, Cavaliers, Nets e Pelicans tra gli altri.
Burke, recentemente impegnato in un workout per la squadra di G-League dei Bucks, ha trascorso l’ultima stagione tra più ombre che luci con la maglia dei Wizards rendendo decisamente sotto le aspettative. Dopo tre anni a Utah piuttosto discreti infatti, nella capitale si aspettavano ben altro impatto da parte del 24enne di Columbus che invece ha faticato scendendo in campo solo in 60 occasioni tra regular season e Playoffs, inducendo così la dirigenza a fine stagione a non estendergli la qualifying offer presente nel contratto.
Da Free Agent perciò ora Burke (sulle cui tracce ci sarebbero anche gli Orlando Magic) potrà scegliere, in base al progetto e all’offerta che reputerà più interessanti, che indirizzo dare al proprio futuro. A New York la nona scelta assoluta del Draft 2013, spinto dalla voglia di lasciarsi alle spalle un brutto 2017 e riscattarsi, potrebbe costituire un’addizione importante in grado di dare freschezza e solidità nel suo ruolo e, tra le altre cose, fornire un importante punto d’appoggio per lo svezzamento e la crescita del giovane Ntilikina.
Lo spazio, anche guardandosi attorno, dovrebbe essere in grado di ritagliarselo e se riuscisse a trasformare in energia positiva le vibrazioni del Madison Square Garden e a trovare stimolo nella pressione di un ambiente come quello di New York, nella Big Apple e coi Knicks Burke potrebbe davvero guadagnarsi nuovamente le luci della ribalta.