Difficilmente i suoi Detroit Pistons, squadra di cui è capo allenatore dalla stagione 2014/2015, arriveranno a giocarsi il titolo nella stagione che si appresta ad iniziare, ma ad ogni modo, interpellato direttamente sulla questione, coach Stan Van Gundy ha tenuto a far sapere quale fosse la propria opinione in merito al campionato che l’anno prossimo vedrà impegnati Golden State Warriors nella difesa del titolo messo in bacheca lo scorso giugno.
A riguardo, intervenendo via radio a Sirius XM NBA, l’ex allenatore di Heat e Magic non solo si è allineato alla maggior parte dei colleghi e addetti ai lavori tra coloro che vedono la truppa di Steve Kerr come principale favorita per la conquista dell’anello anche nel 2017/2018, ma con schiettezza, unita a una certa qual dose di rassegnazione, ha pure ammesso come secondo lui quelli della Baia restino praticamente imbattibili anche sul lungo periodo.
“Per il modo in cui sono costruiti gli Warriors, a meno che tu non arrivi con uno scambio a uno come Paul George ad esempio, rimarrai sempre meno forte di loro. Vinceranno per sempre…questa stagione è già finita: noi giocheremo e loro vinceranno. E sarà così anche il prossimo anno”.
Dichiarazioni forse un filo troppo arrendevoli da parte del 58enne nativo di Indio (California), ma sicuramente espressione del pensiero comune che lega le altre 29 franchigie della lega, ossia che al momento, trade o non trade, Isaiah Thomas a Cleveland o non Isaiah Thomas, c’è un team nettamente superiore agli altri che rischia di ammazzare qualsiasi ambizione competitiva da parte degli altri.
Per Van Gundy poi è stato quasi inevitabile scendere nel paragone con la squadra dominante negli anni dei suoi primi passi in The League, ovvero i Chicago Bulls di Jordan, capaci di aprire una dinastia nonostante nell’arco degli anni ben più di una rivale abbia minacciato seriamente di mettere fine al loro dominio (6 titoli tra il 1990 e il 1998).
“Quei Bulls hanno avuto per davvero delle sfidanti lungo il loro percorso, hanno dovuto far ricorso a tutto quello che avevano. Con questi Warriors invece è finita, il 2018 è andato, iniziamo a parlare del 2019. Chi li batte quattro volte in una serie al meglio delle sette gare? Svegliatemi se qualcosa dovesse cambiare nel loro roster (Golden State in estate è riuscita nella non facile missione di confermare quasi per intero l’intero nucleo del titolo 2016-17 ad eccezione della rinuncia a Ian Clark, ndr), perché altrimenti è finita”.
Sarà davvero così facile per i Warriors, come dice Van Gundy, mettere nuovamente le mani sul Larry O’Brien Trophy o la pressione di confermarsi, insieme magari a delle rivali veramente convinte di metterli in difficoltà, potrà giocargli un brutto scherzo e fermare un cammino vincente già piuttosto ben avviato?