Come ha riportato poco fa Shams Charania di The Vertical, l’accordo per il nuovo contratto fra Manu Ginobili ed i San Antonio Spurs (che inizialmente doveva essere di un anno) è invece addirittura biennale per la somma totale di 5 milioni di dollari. In questo modo il cestista argentino giocherà sino all’età di 41 anni (42 il 28 luglio 2019), ma senza essere un peso per la società.
La storia d’amore tra il quarantenne Ginobili e gli Spurs si arricchisce così dell’ennesimo e ultimo capitolo della straordinaria carriera della shooting guard, pronta a dare il suo fondamentale apporto a San Antonio nella sua sedicesima stagione (e poi diciassettesima) oltreoceano. La carriera di Ginobili, si appresta così a vivere l’ultimo atto della recente e vittoriosa dinastia degli “speroni”, con i quali ha conquistato ben quattro Larry O’Brien Trophy (2003, 2005, 2007 e 2014) e il titolo individuale di Sixth Man of the Year nella splendida stagione del 2007/08.
Pochi giocatori sono stati più determinanti e carismatici sul parquet di Manu Ginobili nella recente storia della NBA, risultando una vera e propria fonte di ispirazione per le nuove leve. Il campione argentino si è sempre contraddistinto per l’equilibrata sintesi tra un gioco tanto efficace quanto entusiasmante, creando insieme a Tony Parker, Tim Duncan e lo storico coach Gregg Popovich la più grande dinastia nella storia dei neroargento.
Arrivato senza particolari aspettative dalla Virtus Bologna (portata al successo sia in Campionato che in Eurolega nella stagione 2000/01), Manu Ginobili si è da subito fatto notare per la spiccata professionalità e il grande carisma di uomo-squadra, vero e proprio collante dello spogliatoio di San Antonio; 13.6 ppg, 3.9 apg, e 1.4 spg, tirando con il 37.0% di efficacia dietro l’arco dei tre punti: queste sono le cifre raggiunte fin’ora dal due volte All-Star argentino nella sua esperienza texana.
Il ruolo di capitano della panchina degli Spurs sarà quindi, ancora una volta, affidato alla grande esperienza del numero venti di San Antonio, pronto a dare il suo indispensabile contributo alla causa del suo mentore Gregg Popovich. Oltre a rappresentare un giocatore d’élite nella lega professionistica americana, Manu Ginobili si è sempre contraddistinto per l’importantissimo ruolo di guida per i talentuosi prospetti aggiunti nel corso degli anni.
L’esplosione di Kawhi Leonard è probabilmente il sunto perfetto della duttilità del trentanovenne e dei suoi illustri compagni di squadra, giocatori “d’altri tempi” rispetto alle nuove generazioni ora in auge nella Lega, contraddistinti da un forte ego personale rispetto agli ideali di lealtà e senso di appartenenza alla propria franchigia mostrati da Ginobili e compagni: è grazie a queste virtù che la dirigenza di San Antonio può ora guardare con serenità il futuro prossimo della propria squadra.
Le ultime due stagioni di Ginobili non saranno solo ed unicamente una “passerella d’onore” per la grande carriera vissuta con gli Spurs, tutt’altro; la grande stagione appena trascorsa ha infatti evidenziato come Manu, nonostante l’età non più florida e i numeri acciacchi fisici sia ancora un elemento fondamentale per le speranze di vittoria di San Antonio. L’entusiasmante partita messa a referto in gara-5 dei playoffs contro gli Houston Rockets è la riprova della proverbiale affidabilità del campione sudamericano, culminata con la stoppata e la conseguente palla rubata al volto dei Rockets, James Harden. La grinta dimostrata da Manu Ginobili ha, infatti, permesso agli Spurs di proseguire il proprio cammino nella postseason, alimentando le speranze (spente successivamente dai Golden State Warriors) dell’ennesimo e storico trionfo.
La dirigenza degli Spurs e lo stesso giocatore, sono ancora più che mai convinti di poter scrivere un’altra grande pagina della loro storia, insieme. Tutti gli amanti di questo sport non possono far altro che sostenere Manu Ginobili, uomo e simbolo di un’intera generazione.