Tutti noi abbiamo dei rimpianti riguardo ciò che sarebbe potuto essere, se Derrick Rose, un giorno di maggio, non fosse mai caduto a terra, dilaniato dal dolore. La grandezza, che un tempo mostrava sul campo, fa ora parte della “vita normale” dell’ex Bulls, così introverso e silenzioso. Rose ha, infatti, dei piccoli segreti, che nessuno di noi avrebbe mai immaginato potessero far parte della sua vita in borghese.
Oltre ad aver partecipato direttamente alla sua campagna promozionale in Cina per il nuovo modello di scarpe, Rose, questa estate, ha anche studiato e guardato documentari, cercando sempre di accrescere la propria cultura, pur mantenendosi sempre presente nella vita del figlio.
Rose, inoltre, ha trascorso la sua estate giocando anche a scacchi, in cui crede di essere molto abile nel difendere la pedina cardine del gioco: il Re. Rose stesso, così come suo fratello e la sua famiglia, sono sicuri che riuscirà nella missione di non difendere il Re solo sul tavolo da gioco, ma anche, e soprattutto, in campo.
“In questi ultimi anni, non solo il mio corpo ha creato degli ostacoli per il mio percorso, ma anche le circostanze intorno a me”.
In fondo al proprio cuore anche Derrick Rose mantiene quella fioca fiamma, che arde costantemente, nella speranza di un risveglio della sua aggressività e brutalità cestistica, con le quali anni fa ci faceva saltare dal divano. Quel ragazzo così introverso, apparentemente timido, in realtà non ha mai perso il proprio carattere determinato, che lo ha reso difatti una stella NBA. Lo stesso carattere si intravede ancora nelle sue parole:
“Sono stufo. Sono sempre stato accostato a vicende e chiacchiere. Personalmente non sono quello di cui tanto parlano. Non mi piace tutto ciò. Non voglio fama. Solo la mia famiglia, i miei amici ed io sappiamo chi io sia veramente. Qualcuno che ha bisogno dei propri spazi.”
E forse, quello spazio di cui tanto necessita, non l’ha trovato di certo a New York, in una esperienza che, più nel male che nel bene, non gli ha giovato.
“È stata una situazione caotica, da pazzi. Certe strategie davvero non le capivo, ma alla fine è stata una esperienza da cui ho appreso tante cose.”
Dalla esperienza della Grande Mela, Rose ha ricavato comunque dei “benefici”, o quantomeno ne risulterà maturato caratterialmente. Dalle dichiarazioni, infatti, Rose esterna quella sicurezza del proprio “Io” e delle proprie azioni, cercando di essere il più ermetico possibile dinanzi alle tante critiche ricevute, come quelle riguardo al suo voler essere sempre vicino alla sua famiglia.
“Mio figlio è l’unica cosa per cui io stia continuando a giocare. Mio padre non è esistito per me, e mia madre, che soffriva, era l’unico riferimento per me. Quindi voglio essere un esempio per lui, voglio stargli accanto.”
Quello che è certo è che il figlio di Rose non crescerà sicuramente in povertà, la quale invece ha segnato l’infanzia del neo Cavalier, che si dichiara già pronto per la prossima stagione di NBA, al fianco del Re LeBron James:
“Tranquilli, posso ancora giocare, specialmente in un buon team, quale è quello dei Cavs. Per questo mi sto allenando. So che la prossima, sarà una stagione molto competitiva, per questo devo dare il massimo, anche per ringraziare i Cavs che hanno puntato su di me”.
L’ambiente dei Cavs, infatti, per sistema di gioco e ambizioni, può essere per Rose un reset, una redenzione per diventare un giocatore migliore, accettando il fatto di non poter essere più, quello di una volta.