Curioso, quanta differenza possa intercorrere tra due lingue nella definizione di uno stesso concetto. Per esempio, quello che qui in Italia è un “affare in sospeso”, oltreoceano è un “unfinished business”: ciò che nel Bel Paese rimane qualcosa di vago e di fluttuante, nella gigantesca “insalatiera umana” chiamata America diventa una missione incompiuta, un lavoro fatto a metà. Della serie: gli americani avranno tanti difetti, ma quanto a praticità ed immediatezza non li batte nessuno. E per rimanere nell’orbita delle questioni irrisolte e dei mandati incompiuti, pare proprio che in quel di San Antonio ne sappiano qualcosa.
Fonti vicine alla Lega confermano che Patty Mills ha firmato un contratto da 50 milioni in quattro anni che lo riporterà alla corte di coach Popovich. La guardia australiana classe 1988 avrebbe ancora del lavoro da sbrigare nella “terra solitaria”, specialmente dopo l’infortunio di un veterano come Parker che, a quanto pare, non vedrà il parquet prima del mese di gennaio. Un colpo ben piazzato per la corazzata texana, alla ricerca di solidità e compattezza per compensare la comprensibile inesperienza dei vent’anni di Dejounte Murray.
In quattro delle sei stagioni in maglia Spurs, Mills ha messo a segno almeno il 40% dei tiri presi da oltre l’arco; ma l’annata 2016/2017 l’ha visto intascare una percentuale pari al 41,3%. Indice del fatto che la franchigia di Popovich&Co. sia stata motore di miglioramento costante. Sono, questi, dati tutt’altro che trascurabili, nonostante le evidenti difficoltà riscontrate dalla guardia australiana nel dare un contributo alla squadra durante l’ultima serie con i Warriors: la percentuale dei tiri che hanno bucato la retina dalla lunga distanza è stata solo del 21,7%, con una media di 7.8 punti e 3.3 assist.
Insomma, che Patty Mills abbia giurato eterna fedeltà a Gregg Popovich o che il contratto fosse semplicemente dei più vantaggiosi, poco importa: la prossima stagione lo vedremo ancora in maglia Spurs. Pronto a mettere mano al suo “unfinished business”.