La geometria della trama si infittisce, il meccanismo che cela l’enigma si complica. Attenti a tutto, sorpresi da niente, nessun colpo di scena: a questo ci ha abituati l’informazione capillare e globalizzata. Eppure, quella che innerva l’accordo Boston-Cleveland parrebbe essere materia degna dei migliori prodotti del genere noir. Dei possibili retroscena si è chiacchierato tanto, delle eventuali conseguenze anche di più: quel che è certo, è che in seguito ai risultati delle visite mediche cui Isaiah Thomas si è sottoposto nella giornata di venerdì, i Cavaliers ed i Celtics si sarebbero accordati per discutere telefonicamente degli ultimi sviluppi della maxi trade.
Secondo quanto riportato da fonti interne alla Lega, il progetto di scambio che vorrebbe il quattro volte All-Star Kyrie Irving diretto a Boston con un viaggio di sola andata sarebbe sprofondato in un abisso di buia incertezza scavato dalle inaspettate conseguenze del brutto infortunio rimediato all’anca dalla stella dei Celtics.
“E’ una situazione estremamente delicata” è stato dichiarato da fonti coinvolte nell’accordo alla testata ESPN. La corazzata di coach Tyronn Lue è dunque intenzionata a prendersi il suo tempo prima di approvare definitivamente la trade che vede coinvolti anche Jae Crowder, Ante Zizic e e la prima scelta dei Nets al draft 2018. Serbando inalterati gli accordi originariamente stipulati, nulla esclude che le due parti possano estendere i termini di scadenza stabiliti. A detta del giornalista Adrian Wojnarowski, Cleveland avrebbe infatti avuto tempo soltanto fino a giovedì prima di siglare l’atto finale dell’accordo che ha letteralmente infuocato il mercato a stelle e strisce. Fonti accreditate riferiscono, in ogni caso, che le franchigie avrebbero già provveduto a scambiarsi le dovute informazioni relative alla cartella clinica di Thomas.
Quando la stella dei Celtics sarà pronta a rientrare finalmente in campo rimane, infatti, il vero mistero da svelare. IT si appresta ad inaugurare l’ultimo anno del contratto che lo lega a Boston: un dettaglio che avrebbe un peso decisamente minore, se i Cavs non si ritrovassero a dover fare i conti anche con l’opzione di uscita di cui LeBron James godrà a partire dalla prossima estate. Certo, che le condizioni fisiche del play di Tacoma avrebbero giocato un ruolo a dir poco decisivo in fase di trattativa è stato chiaro fin da subito: il primo a non farne mistero è stato Danny Ainge, general manager dei Celtics, nel corso di una conferenza telefonica che ha immediatamente seguito l’annuncio ufficiale dell’intesa. Pare, inoltre, che Thomas non abbia ancora dato inizio alla riabilitazione prescritta dallo staff medico di Boston, che ai tempi dell’infortunio, durante la finale di conference tra Cavs e Celtics, non ha ritenuto necessario sottoporre l’anca del giocatore ad intervento chirurgico.
Insomma, a trattative arenate sull’asse Boston-Cleveland, gli scenari che si profilano all’orizzonte appaiono tanto incerti quanto plausibili. Richiedere un altro giocatore per completare lo scambio e fugare l’incertezza che aleggia sul destino del profeta dei Celtics sembrerebbe senz’altro la soluzione migliore per l’equipaggio di capitan James. Del resto, se la trade dovesse fallire, sarebbe impresa tutt’altro che facile ricondurre all’ovile un dubbioso e insoddisfatto Kyrie Irving, che per mandare in porto l’affare ha rinunciato al 15% di bonus previsto dal suo contratto.
Nel caso in cui Thomas dovesse rivelarsi una scommessa troppo rischiosa, Cleveland potrebbe scegliere di negoziare rapidamente una nuova intesa con altre franchigie o, in ultima battuta, cedere Irving ad una delle squadre della Western Conference già interpellate per altri accordi. In questo modo, i Cavaliers riuscirebbero ad aggirare il rischio di contribuire a rafforzare l’esercito di coach Brad Stevens, l’unica reale minaccia per la supremazia ad Est.
Sull’altro versante, se la trade dovesse realmente fallire, i Celtics potrebbero vedersi costretti a ricorrere ad un arsenale finora inutilizzato. Boston dispone, infatti, della possibilità di accedere ad alcune delle future scelte dei Los Angeles Lakers (2018), dei Los Angeles Clippers (2019) e dei Memphis Grizzlies (2019), oltre ad avere il controllo su alcune delle scelte del secondo round che potrebbero essere facilmente incluse in altre trattative. A conti fatti, è in ogni caso improbabile che i 17 volte campioni NBA riescano a trovare sul mercato una point guard del calibro di Isaiah Thomas – e men che meno di Kyrie Irving.
La geometria della trama si infittisce, il meccanismo che cela l’enigma si complica. Attenti a tutto, sorpresi da niente, in attesa di quello che potrebbe rivelarsi un gran colpo di scena. Congetture e ipotesi a parte, mai dimenticare che “la fantasia è un’ottima serva, ma una pessima padrona. La spiegazione più semplice quasi sempre si rivela esatta”. E dall’asse Boston-Cleveland, (per ora) è tutto.