Quando quest’estate Sam Presti, GM degli Oklahoma City Thunder, è riuscito nell’impresa di formare il duo Russell Westbrook & Paul George, molti addetti ai lavori hanno iniziato a porsi domande riguardo la loro convivenza cestistica. Già, perché se prendi due giocatori, anzi due superstar, che sei abituato nel corso dell’ultima stagione a vedere spesso con la palla in mano, la prima cosa che viene in mente è se si metteranno a disposizione l’un dell’altro per poter giocare al meglio insieme.
Neanche il tempo di metabolizzare questi pensieri di inizio luglio, che quel genio di Sam Presti ha pensato bene, visti i tentennamenti di Houston Rockets e Portland Trail Blazers, di inserirsi nella trattativa con i New York Knicks per Carmelo Anthony, con risultati che, ad oggi, sono sotto gli occhi di tutti (a proposito, complimenti Sam, il prossimo passo può essere solo la dominazione del mondo…). Cosa dicevamo? Ah si, come si integreranno tra loro Russell Westbrook e Paul George…bene! Ah no, un secondo…Oklahoma ha appena acquisito un’altra superstar che ama tenere la palla in mano…bene! Anzi, fermi tutti, male, anzi malissimo! Come diamine faranno Russ, PG13 e Melo a trovare la giusta chimica tra loro?
RUSSELL WESTBROOK
Andiamo per ordine, e cominciamo ad analizzare con la lente di ingrandimento la passata stagione dell’MVP in carica, sua esplosività Russell Westbrook. Giusto per ribadire i suoi macro numeri, è bene ricordare come Russ abbia chiuso la stagione appena trascorsa con medie di 31.6 punti, 10.7 rimbalzi, 10.5 assist, 1.6 palle rubate con il 42.5% dal campo, il 34.3% dalla lunga distanza e l’84.5% dalla lunetta: difficile, se non impossibile fare meglio.
Nel mettere a segno i suoi colpi, Westbrook predilige il tiro da 2 punti (il 70.0% dei suoi tentativi è arrivato da lì nel corso dell’ultima stagione, mentre in carriera questa percentuale è addirittura pari all’81.3%) rispetto al tiro da 3 punti (30.0% la passata stagione e 18.7% in carriera) e, nello specifico, privilegia conclusioni al ferro (29.3% la passata stagione e ben 34.6% in carriera), dimostrando, di fatto, di essere un vero e proprio two-way player, ovvero quel tipo di giocatore che prende o tiri al ferro o tiri dalla lunga distanza (in sintesi per Russ due tiri su tre arrivano o al ferro o dalla lunga distanza).
Grazie soprattutto alle sue inumane doti atletiche, Russ è inoltre riuscito ad essere più che efficace nelle conclusioni al ferro, chiudendo la passata stagione con il 57.6% al tiro in queste situazioni (in linea con la percentuale in carriera). I numeri ci confermano, inoltre, la sua attitudine a tenere la palla nelle mani, dato che nel corso della passata stagione ha segnato senza necessità di assistenza da parte di un compagno nell’86.4% dei casi da 2 punti e nel 65.0% dei casi da 3 punti. C’è da dire, inoltre, che questa sua attitudine nel giocare senza essere coinvolto dai compagni, quindi sostanzialmente o in isolamento o in situazioni di pick&roll dove è lui ad iniziare e finire l’azione, è un attitudine riscontrabile anche negli anni in cui Kevin Durant era un suo compagno di squadra, avendo segnato in carriera senza necessità di assistenza da parte di un compagno nell’81.2% dei casi da 2 punti e nel 54.8% dei casi da 3 punti.
PAUL GEORGE
Passando a Paul George, è bene ricordare che la stagione appena trascorsa è stata finora la sua migliore da un punto di vista numerico, avendo chiuso con medie di 23.7 punti, 6.6, rimbalzi, 3.3 assist, 1.6 palle rubate con 46.1% dal campo, il 39.3% dalla lunga distanza e l’89.8% dalla lunetta. A differenza di Westbrook, Paul George fa un uso molto più assiduo del tiro da 3 punti (il 36.8% dei suoi tentativi è arrivato da lì nel corso della passata stagione, in linea con il dato di carriera). Anche per quanto riguarda i tiri da 2 punti (per l’appunto il 63.2% dei suoi tentativi nel corso della passata stagione) PG13 dimostra delle attitudini abbastanza diverse da quelle mostrate da Russ, prediligendo i tiri compresi tra i 5 metri e la linea dei 3 punti, ovvero i cosiddetti, e sempre più in disuso, long two (28.3% dei suoi tentativi nel corso della passata stagione con un buon 48.4% al tiro in questa specifica situazione).
C’è da dire che Paul George ha cambiato le sue attitudini a valle del brutto infortunio subito in nazionale nel 2014, avendo chiuso la passata stagione con appena il 13.0% dei suoi tentativi al ferro, quando prima del 2014 questo dato era pari al 25.0%. Sempre a differenza di Russell Westbrook, Paul George sembra essere un giocatore che meglio si adatta ad essere coinvolto dai suoi compagni, soprattutto quando va a segno dalla lunga distanza, avendo ricevuto assistenza da un compagno in ben l’81.5% dei casi nel corso della passata stagione (dato ad ogni modo in linea con quello di carriera).
Proprio dalla lunga distanza arrivano altre ottime notizie per i tifosi di OKC, in quanto Paul George è un giocatore che privilegia spesso il tiro dagli angoli (nel corso della passata stagione il 19.0% dei suoi tentativi da 3 punti è arrivato da lì, mentre in carriera questo dato è addirittura pari al 22.6%), con dei risultati più che ottimali (40.4% al tiro in carriera in questa situazione).
CARMELO ANTHONY
Analizziamo adesso il terzo tassello del puzzle appena composto da Sam Presti, ovvero Carmelo Anthony, che ha chiuso la stagione appena trascorsa con medie di 22.4 punti, 5.9 rimbalzi, 2.9 assist, 0.8 palle rubate con il 43.3% dal campo, il 35.9% dalla lunga distanza e l’83.3% dalla lunetta. La scorsa stagione Melo ha fatto registrare il suo career high per quanto concerne l’uso del tiro da 3 punti, con il 30.3% dei suoi tentativi che sono arrivati da lì a fronte di un dato in carriera che recita appena 17.8%. Sempre nel corso dell’ultima stagione, da 2 punti Melo ha privilegiato l’utilizzo dei long two, differentemente da Russell Westbrook, ma coerentemente con Paul George, scoccando il 28.4% dei suoi tentativi in questa particolare situazione (con un discreto 45,7% al tiro).
Melo ha anche privilegiato i tiri compresi tra i 3 e i 5 metri dal ferro (21.1% dei suoi tentativi con un buono, ma non ottimale 43.7% al tiro). Più nello specifico in carriera Melo ha avuto sempre questa tendenza a prendere tiri long too, mentre nel corso dell’ultima stagione sembra aver trasformato la sua tendenza a prendere tiri al ferro (32.1% dei suoi tentativi in carriera vs 12.7% dei suoi tentativi la passata stagione) con una tendenza a prendere tiri tra i 3 e i 5 metri (per l’appunto 21.1% dei suoi tentativi la passata stagione vs 13.8% dei suoi tentativi in carriera).
Quando si pensa a Melo, chi di voi non lo immagina in isolamento in post alto scoccare un jumper sopra la testa del suo diretto difensore? Molto probabilmente in pochi, eppure dai numeri risulta che in carriera Melo ha segnato ben il 44.1% dei suoi tiri da 2 punti grazie all’assistenza di un compagno. Ad onor del vero questa percentuale è molto influenzata dai dati delle sue prime stagioni a Denver, quando sotto le direttive di coach Karl era ancora ben propenso a giocare all’interno degli schemi dei Nuggets (a conferma di ciò basti pensare che a Denver addirittura il 52.4% dei suoi tiri da 2 era assistito, mentre a New York questa percentuale è scesa al 30.9%).
Da 3 punti, invece, Melo si trova più a suo agio nel mettere a frutto il lavoro dei suoi compagni, avendo in carriera segnato ben il 78.6% dei suoi tiri da 3 punti con assistenza (86.3% a Denver vs 74.4% a New York). Infine, nel tiro da 3 punti dagli angoli, Melo si pone a metà strada tra Westbrook e George, ricorrendo a questo aspetto molto importante del gioco nell’11.5% dei suoi tentativi specifici (dato carriera), con una percentuale buona, ma ad ogni modo non ottimale (35.3% sempre in carriera).
Ricapitolando, dall’analisi delle tre superstar di OKC sembra che quello che meglio si presta al gioco di squadra, elemento fondamentale nella buona riuscita della prossima stagione della squadra di coach Donovan, sia Paul George, abile a farsi trovare pronto dalla lunga distanza con assiduità ed affidabilità. Tuttavia deve ritrovare la fiducia persa con l’infortunio nel cercare di più le conclusioni al ferro, per non correre il rischio di diventare un giocatore monotematico.
Dal canto suo Carmelo Anthony, se solo tornasse quello visto ai tempi di Denver, sarebbe il tassello ideale in qualsiasi squadra, ovvero quel giocatore in grado di trarre il massimo dai pochi palloni toccati in partita (se non ricordate il Melo versione Denver pensate a quello in versione nazionale USA e capirete di cosa si sta parlando). Infine, quello che sulla carta sembra dover fare il maggior numero di passi indietro sembra essere Westbrook, non soltanto rispetto alla passata stagione, ma abbastanza incredibilmente rispetto alle attitudini della sua intera carriera.
Qualora Russ non accettasse di giocare più lontano dalla palla, sfruttando ad esempio il lavoro in post di Melo o situazioni di Pick&Roll con George, e qualora le cose per gli Oklahoma City Thunder non andassero nel migliore dei modi, siamo pronti a scommettere che la maggior parte delle responsabilità ricadranno su di lui, in quanto dei tre giocatori analizzati è quello con le tendenze più marcate per poter essere definito un vero e proprio “uomo solo al comando”. Comunque vada, per adesso ci limitiamo a dare il nostro miglior in bocca al lupo a coach Donovan!